L’assemblea del patto di sindacato di Mediobanca rinnova il proprio accordo, lasciando ai partecipanti la possibilità di dare disdetta in modo anticipato, e stila la lista del nuovo cda da proporre all’assemblea in calendario per il 28 ottobre, secondo le regole del nuovo statuto.
Le nuove regole di rinnovo del patto di Mediobanca, che attualmente riunisce il 30,7% del capitale, prevedono che la sua durata sia estesa fino al 31 dicembre 2019, ma che entro il 30 settembre 2018 i partecipanti possano dare disdetta anticipata con effetto dal 31 dicembre 2018. Una misura che segnala la fluidità degli equilibri in essere e le incognite che ancora pendono sul futuro assetto di Mediobanca. Per il momento non ci sono grossi segnali di cambiamento all’interno del patto.
L’unica disdetta di adesione pervenuta finora è quella, attesa, di Pirelli con una quota dall’1,79 per cento. Vi sono ancora cinque giorni per poter comunicare la propria fuoriuscita. Entro il 30 settembre sarà quindi nota la posizione anche di Italmobiliare che dovrebbe lasciare il proprio 0,98% all’interno dell’accordo.
Quanto al cda, la lista è stata ridotta a 15 membri (erano 20 nella precedente tornata, e sono attualmente 18). Tra i nuovi ingressi si registrano quelli di César Alierta, ex numero uno di Telefonica, di Massimo Tononi, ex presidente di Mps, di Valérie Hortefeux in quota a Bolloré e di Gabriele Villa, che faceva parte del collegio sindacale. Per il ruolo di presidente è stata confermata la proposta di Renato Pagliaro e di Alberto Nagel come amministratore delegato.
COMMENTO
Le indicazioni dell’assemblea del patto di sindacato di Mediobanca confermano la fotografia di una realtà in evoluzione che nei prossimi mesi dovrà definire la propria mission per gli anni a venire.
In particolare, dovrà essere risolto il nodo Generali di cui l’istituto di Piazzetta Cuccia è il principale azionista con una quota del 13%, per la quale al momento esistono sul tavolo due opzioni differenti.
La prima, sulla quale ha speso alcune parole lo stesso Ad del Gruppo, è quella di vendere una quota del 3 per cento. La seconda, non ufficiale, è la creazione di una subholding a cui affidare il pacchetto di Generali, facendo entrare investitori istituzionali con una quota di minoranza.
Con l’allentamento della presa su Generali, Mediobanca sancirebbe quindi la trasformazione definitiva da pivot della finanza italiana, ruolo giocato per anni sotto la guida del suo fondatore Enrico Cuccia, a banca attiva nei settori dell’asset management, nel corporate e investment banking e nel consumer banking.
Una strategia definita nel piano 2016/19 nel quale si è indicato di voler crescere nei ricavi commissionali e di voler diminuire il capitale investito in partecipazioni stabili. Intanto oggi a Piazza Affari Mediobanca lascia sul terreno lo 0,3% a 8,9 euro, in linea con il Ftse Italia Banche (-0,5%).