Le principali borse europee archiviano l’ultima seduta della settimana contrastate. Sembra essersi già spento l’entusiasmo per l’atteggiamento più morbido del previsto di Mario Draghi, con la Bce che ha ridotto i piani di stimolo monetario ma soltanto di poco e lasciando la porta aperta a ulteriori interventi.
Appesantito dai bancari, il Ftse Mib di Milano ha virato in negativo dopo le 10 del mattino e ha chiuso la sessione in calo dello 0,6% a 22.665,03 punti. Segni più invece per il Dax di Francoforte (+0,6%), il Ftse 100 di Londra (+0,1%) e il Cac 40 di Parigi (+0,7%).
Giornata storica e drammatica allo stesso tempo per la Spagna: mentre il Senato a Madrid vota il via libera al commissariamento della Catalogna, il Parlamento catalano ha votato a favore della proclamazione d’indipendenza. Anche la Borsa di Madrid accusa il colpo, con l’indice Ibex che termina cedendo l’1,4% dopo l’aggravarsi della crisi costituzionale in Catalogna.
Sul Forex, l’euro continua la discesa poco sopra l’area di 1,1578 dollari. Il dollaro Usa si sta rafforzando, approfittando anche della debolezza dell’euro dopo la riunione più accomodante del previsto della Bce, con i trader di Wall Street che danno ora per scontato un rialzo dei tassi di interesse da parte della Fed a dicembre.
Dal versante macro, si segnala che, nonostante i danni inflitti da due uragani, l’economia Usa ha registrato due trimestri consecutivi con una crescita annuale del Pil di almeno il 3%: è la prima volta in tre anni che accade. Le attese erano per una variazione positiva del 2,6% dopo il +3,1% del secondo trimestre.
Tra le materie prime, i prezzi del petrolio sono saliti nettamente con il Brent che ha superato la soglia psicologica dei 60 dollari al barile per la prima volta da luglio 2015, mentre il Wti scambia a 53,6 dollari al barile. Il cartello dei maggiori produttori di petrolio dell’Opec, che stanno tentando di ridurre l’offerta in eccesso tagliando i livelli di produzione, sarà contento della performance. L’oro e l’argento sono invece calati ai minimi pluri settimanali.
Sull’obbligazionario il rendimento del Btp resta all’1,94%, separato da uno spread con il Bund in area 155 punti base. I bond governativi spagnoli sono invece sotto attacco dopo il voto del parlamento della regione con mire secessioniste: il tasso sul decennale risale all’1,57%, con un differenziale con l’omologo tedesco in aumento a 118 punti base.
Tornando a Piazza Affari, tra le migliori blue chip troviamo in testa LUXOTTICA (+2,4%) che toglie la maglia rosa a A2A (+2,1%) agevolata dalla buona intonazione del settore utilities dopo il calo dei rendimenti obbligazionari di ieri.
Ben intonata MEDIOBANCA, sugli scudi (+1,7%) grazie alla trimestrale migliore delle attese e in controtendenza rispetto al comparto bancario. In rialzo anche FERRARI (+1,4%) e TENARIS (+1,7%).
In fondo al listino, invece, scivolano le banche, in particolare UNICREDIT (-3,4%), BANCO BPM (-3,3%) e UBI (-3%). Poco sotto la parità INTESA (-0,3%), che ha rilevato con un investimento di 85,192 milioni il 16,525% di Cassa di Pistoia e della Lucchesia dalla Fondazione Cassa Risparmio Pistoia e Pescia, portando la propria partecipazione nell’istituto toscano al 99,5 per cento.
In rosso anche ENI (-1%), che oggi ha annunciato un ritorno all’utile e un aumento dei ricavi del 23,6%, senza però sorprendere gli analisti.