Le azioni Mps si mostrano deboli a Piazza Affari (-1,5%) ma si mantengono a 4,6 euro. Oggi è stata avviata l’operazione di ristoro per i piccoli risparmiatori che darà diritto di ricevere certificati di deposito in cambio delle azioni derivate dal burden sharing.
Titoli deboli, ma con pochi volumi. Le azioni di Mps, nel giorno in cui prende l’avvio l’operazione di ristoro dei piccoli risparmiatori, segnano in Borsa un calo dell’1,5% a 4,6 euro.
Un andamento tranquillo, ma leggermente peggiore rispetto all’indice di settore che alla medesima ora lascia sul terreno lo 0,5 per cento. Anche gli scambi sono sotto traccia, con 1,1 milioni di pezzi passati di mano alle 11:30.
L’operazione partita oggi permetterà ai piccoli risparmiatori, che avevano acquistato i Tier2 dalla banca entro il 31 dicembre 2015 e che per effetto del burden sharing si sono trovati in possesso di azioni, di ricevere dei certificati di deposito con scadenza maggio 2018. Le azioni saranno riacquistate dal Tesoro, tramite Mps, che alla fine del processo potrebbe trovarsi a detenere il 70% del capitale dell’istituto di Rocca Salimbeni. A seconda delle adesioni da parte dei risparmiatori, verrà fissato un eventuale riparto, dato che l’ammontare messo a disposizione in base alle regole europee è di 1,5 miliardi.
Per il momento a Piazza Affari prevale quindi un clima di attesa sui titoli Mps, per le incognite ancora presenti sulle strategie future, nonostante la garanzia rappresentata dalla presenza dello Stato nel capitale della banca.
Una delle incertezze che saranno risolte a breve riguarda il rinnovo del cda dell’istituto per il quale era stato ipotizzato un giro di nomine a dicembre, in anticipo rispetto alla scadenza naturale della primavera prossima.
La decisione dovrà essere presa prima del cda in calendario martedì prossimo, per i tempi tecnici necessari all’eventuale convocazione di una assemblea ordinaria per dicembre, subito a valle di quella straordinaria chiamata ad approvare il rinnovo dello statuto. Ma con l’avvicinarsi della data sorgono dubbi di opportunità tra chi deve procedere con la scelta. Anche perché i consiglieri neoeletti si troverebbero a dover approvare, a stretto giro dalla nomina, un bilancio realizzato dalla gestione precedente.