Ha preso via ieri l’operazione di risarcimento dei sottoscrittori dei bond Tier2 Mps, forzosamente convertiti in azioni con il burden sharing. Il primo giorno ha aderito un numero di azioni pari all’1,8% dei titoli coinvolti. Ma i risparmiatori hanno tempo fino al 20 novembre per prendere la propria decisione.
Ieri è partita l’operazione di ristoro da parte dello Stato per i detentori di titoli subordinati Mps, poi trasformati in azioni dalla procedura di ricapitalizzazione precauzionale. Il primo giorno hanno aderito 4,3 milioni di azioni, cioè l’1,81% dei titoli coinvolti.
Una partenza lenta, com’è naturale in questo tipo di operazioni, sia per dettagli tecnici legati alle modalità di partecipazione sia perché gli investitori vogliono riservarsi ancora un po’ di tempo per decidere sul da farsi. Inoltre la proposta è partita proprio alla vigilia di una festività.
L’offerta si concluderà alle 16,30 del 20 novembre. Fino a quel momento, quindi, i piccoli risparmiatori avranno tempo per soppesare se preferiscono ricevere un rimborso che li copra almeno parzialmente dell’investimento o se tenere i titoli le cui quotazioni nelle prime sedute si sono mostrate più resistenti del previsto e scommettere su un rilancio della banca.
Ma vediamo i passaggi previsti dal decreto pubblicato ieri sulla Gazzetta ufficiale.
Hanno diritto a partecipare i piccoli risparmiatori che hanno acquistato i titoli subordinati Upper Tier2 2008-2018 dalla rete commerciale dell’istituto prima del 31 dicembre 2015. Bond che sono stati successivamente convertiti in azioni per effetto del burden sharing conseguente alla ricapitalizzazione dell’istituto.
Mps rileverà le azioni di chi farà richiesta per conto del Tesoro. Gli investitori aventi diritto potranno aderire fino al 20 novembre tramite gli sportelli Mps o attraverso la banca online del gruppo Widiba (le azioni devono quindi essere trasferite presso le filiali Mps prima dell’adesione).
Il 23 novembre, prima dell’apertura della Borsa, sarà comunicato il numero delle adesioni e il giorno successivo ci sarà il passaggio dei titoli. Il 24 novembre, il Tesoro rifonderà la banca per l’esborso e i risparmiatori riceveranno in cambio delle azioni certificati di deposito con scadenza 15 maggio 2018, data in cui saranno rimborsati in cash.
L’ammontare a cui avranno diritto gli investitori dipenderà dal valore di carico e dal numero di adesioni. Il prezzo di acquisto delle azioni sarà infatti pari a quanto pagato da ciascun investitore per sottoscrivere i bond, cioè al prezzo medio ponderato al 31 dicembre 2015, al netto di commissioni e spese.
Poi bisogna considerare l’eventuale riparto, dato che la Commissione Europea ha considerato questa operazione come aiuto di Stato e ha fissato un controvalore massimo per il risarcimento pari a 1,53 miliardi, mentre l’ammontare dell’emissione di bond era di 2,05 miliardi. Tuttavia, bisogna tener conto del fatto che non tutti i possessori hanno diritto al rimborso. Per esempio, sono esclusi i clienti professionali e le controparti qualificate, coloro che hanno comprato dopo il 31 dicembre 2015 o che non hanno acquistato i titoli direttamente dal Monte. Caratteristiche che portano il numero degli aventi diritto piuttosto vicino ai numeri previsti dall’offerta.
Intanto a Piazza Affari le azioni Mps segnano un calo dell’1,4% a 4,65 euro, in controtendenza rispetto all’indice Ftse Italia Banche che fa +0,5 per cento.