Intesa – Ancora in crescita le commissioni nel 3Q 2017

Il terzo trimestre di Intesa presenta buoni risultati, con un utile netto che si è attestato a 650 milioni , in crescita rispetto ai 628 milioni del terzo trimestre 2016. I conti rispecchiano a pieno le tendenze mostrate finora dall’andamento economico di Ca’ de Sass, cioè un’ottima crescita delle commissioni, una notevole riduzione delle rettifiche su crediti e dello stock di npl e una debolezza del margine di interesse. La trimestrale include l’impatto delle attività delle ex banche venete acquisite a giugno.

Una trimestrale buona ma di transizione, quella archiviata da Intesa nel terzo trimestre 2017. Buona perché ha registrato un utile netto record, se si escludono l’impatto negativo delle banche venete e i costi di sistema.

Ma di passaggio perché il gruppo sta finalizzando la redazione del nuovo piano industriale che sarà presentato il prossimo mese di febbraio e che delineerà le nuove linee guida e gli obiettivi messi a punto dalla squadra guidata da Carlo Messina. Potenzialità che si leggono in parte, ma non ancora del tutto nei numeri di questo trimestre.

E’ il caso per esempio delle attività delle ex venete, che saranno uno dei fattori di crescita e aumento della redditività nei prossimi anni, ma il cui apporto nei primi tre mesi dall’acquisto è stato negativo. Senza il loro effetto, l’utile netto si sarebbe attestato a 713 milioni e, escludendo anche i 179 milioni di tributi ed altri oneri riguardanti il sistema bancario, avrebbe raggiunto il livello record dal 2007 di 910 milioni.

I cambiamenti vengono anche dal contesto con l’arrivo delle nuove normative, in particolare l’addendum sulle rettifiche dei nuovi npl proposto dalla Bce. Su questo punto Messina ha voluto essere chiaro, precisando che la forza patrimoniale e la capacità di riduzione e gestione dei crediti deteriorati di Intesa permetteranno al gruppo di non vedere intaccata dalle nuove regole la propria capacità di pagare dividendi e di mantenere una forte patrimonializzazione.

Nella tabella seguente riportiamo i conti trimestrali di Intesa, con un confronto anche su base like for like rispetto allo scorso anno (quindi escluse le attività delle venete).

Il conto economico consolidato del terzo trimestre 2017 registra proventi operativi netti pari a 4,173 miliardi, in linea con i 4,15 miliardi del terzo trimestre 2016 (+0,6% a/a). Senza i 96 milioni derivanti dall’acquisizione dei rami di attività di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca il margine di intermediazione si sarebbe attestato a 4,077 miliardi di euro, in diminuzione dell’1,8% a/a.

Dal confronto dei dati omogenei si nota come l’unica voce in crescita dei ricavi sia quella delle commissioni, che hanno messo a segno un solido aumento del 7,6% a 1,889 miliardi.

L’incremento è trainato dal balzo del 10,6% delle commissioni da attività di gestione, intermediazione e consulenza, nel cui ambito l’apporto da prodotti assicurativi sale del 13,4%, quello da risparmio gestito del 12,7% e quello da intermediazione e collocamento di titoli del 3,6 per cento. Il propulsore è ancora una volta l’espansione dei volumi mentre le commissioni di performance, passate a 11 milioni dai 4 milioni inclusi nel terzo trimestre 2016, sono rimaste contenute.

Lo stock di risparmio gestito ha visto nei tre mesi flussi per 5,4 miliardi. “Continuiamo a registrare un ottimo andamento della raccolta del risparmio gestito”, ha commentato l’Ad Messina nel corso della conference call, sottolineando come ottobre sia stato il mese migliore di tutto il 2017.

Nel terzo trimestre è proseguita, invece, la pressione sul margine d’interesse, che si è fissato a 1,749 miliardi (escludendo 58 milioni derivanti dai rami acquisiti), in calo del 5,9% rispetto agli 1,859 miliardi del terzo trimestre 2016.

Gli interessi netti sono penalizzati dai tassi di mercato ai minimi storici, mentre sul confronto con il terzo trimestre 2016 ha agito anche l’impatto dovuto alla svalutazione della valuta egiziana. In ogni caso, la componente commerciale risulta positiva, mentre il calo è legato alla componente finanziaria.

“Con l’acquisizione delle attività delle banche venete ci siamo portati in casa 6 miliardi di titoli di Stato italiani che esse detenevano. Abbiamo quindi lavorato per riportare il portafoglio complessivo a un livello di concentrazione sui titoli sovrani tricolore inferiore al 50 per cento. Ho dato disposizione”, ha spiegato Messina, “di non fare acquisti su bond italiani, finché non si fosse riequilibrata la situazione. La strategia ci ha permesso di riportare questa componente al 46% del portafoglio complessivo, ma ha penalizzato i rendimenti nel trimestre”.

Anche il boom della raccolta sui conti correnti, nei tre mesi pari a 8 miliardi a testimonianza della forza di Intesa sul mercato, ha un impatto negativo sul margine di interesse. Ma rappresenta un bacino di liquidità che potrà sostenere i flussi nel settore dell’asset management in futuro.

Il risultato dell’attività di negoziazione è stato pari a 208 milioni (-16,1% a/a dai 248 milioni del terzo trimestre 2016), con la componente relativa alla clientela che ha contribuito per 118 milioni, l’attività di capital marketse attività finanziarie AFS per 22 milioni, l’attività di trading e tesoreria per 63 milioni e quella dei prodotti strutturati di credito per 5 milioni.

In calo anche gli altri ricavi a 231 milioni (-19,5% a/a), principalmente per il risultato dell’attività assicurativa sceso a 227 milioni, rispetto ai 258 milioni del terzo trimestre 2016.

Efficace il controllo dei costi, che hanno toccato i 2,229 miliardi e il cui aumento del 2,4% rispetto all’analogo periodo 2016 è dovuto esclusivamente ai costi di sistema pari a 179 milioni. Il costo del personale si è fissato a 1,31 miliardi, livello esattamente uguale a quello del terzo trimestre 2016. Ancora in calo le spese amministrative che ammontano a 620 milioni (-1% a/a).

Il risultato lordo di gestione ha toccato gli 1,848 miliardi (-6,4% a/a). Il consistente calo delle rettifiche di valore nette su crediti, pari a 646 milioni (-29,6% rispetto ai 917 milioni del terzo trimestre 2016), riflette il miglioramento dell’asset quality. Lo stock di npl è diminuito di 11 miliardi negli ultimi due anni e il flusso di crediti deteriorati da in bonis, pari a un miliardo (-25% a/a), è a livelli minimi dal 2007. Tale dinamica ha permesso il miglioramento del risultato netto di gestione a 1,202 miliardi (-13,7% a/a).

Dopo imposte sul reddito per 374 milioni, oneri di integrazione e incentivazione all’esodo per 20 milioni e oneri derivanti dall’allocazione dei costi di acquisizione per 26 milioni, l’utile tocca i 731 milioni nel terzo trimestre 2017.