I ricavi dei primi nove mesi del 2017 del gruppo Tim ammontano a 14,7 miliardi, in crescita del 5,3% rispetto al pari periodo dello scorso anno. La crescita di 740 milioni è principalmente attribuibile alla Business Unit Domestic (276 milioni) e alla Business Unit Brasile (467 milioni, comprensivi di un effetto cambio positivo di 353 milioni).
L’Ebitda è pari a 6,2 miliardi e si incrementa del 5,7% rispetto ai primi nove mesi del 2016 con un’incidenza sui ricavi del 42,3% (+0,1 punti percentuali). In termini organici l’Ebitda si incrementa di 226 milioni (+3,8%) e l’incidenza sui ricavi cresce di 0,4 punti percentuali. Il margine operativo lordo sconta l’impatto negativo di oneri non ricorrenti per complessivi 222 milioni (155 milioni nei primi nove mesi del 2016, a parità di tassi di cambio). In assenza di tali oneri la variazione organica dell’Ebitda sarebbe risultata pari a +4,8%, con un’incidenza sui ricavi del 43,8% in aumento di 0,8 punti percentuali.
L’Ebit dei primi nove mesi del 2017 è pari a 2,8 miliardi, in aumento del 2,4% e con un’incidenza sui ricavi del 19,3% (-0,6 punti percentuali). Il margine operativo sconta l’impatto negativo di oneri netti non ricorrenti, incluse svalutazioni di asset, per complessivi 252 milioni (144 milioni nei primi nove mesi del 2016). In assenza di tali oneri la variazione organica dell’Ebit sarebbe risultata positiva per 149 milioni (+5,1%), con un’incidenza sui ricavi del 21,0%, in aumento di 0,5 punti percentuali.
L’utile attribuibile ai soci della controllante dei primi nove mesi del 2017 si attesta a 1 miliardo (1,5 miliardi nei pari periodo 2016) e sconta oneri netti non ricorrenti per 233 milioni. In termini comparabili, escludendo cioè le partite non ricorrenti nonché, nei primi nove mesi del 2016, l’impatto positivo della valutazione al fair value dell’opzione implicita inclusa nel prestito obbligazionario a conversione obbligatoria, l’utile dei soci risulterebbe superiore di quasi 100 milioni rispetto a quello dello stesso periodo dell’anno precedente.
L’indebitamento finanziario netto rettificato ammonta a 26,2 miliardi al 30 settembre 2017, in aumento di 1,1 miliardi rispetto al 31 dicembre 2016. L’incremento è sostanzialmente indotto dai pagamenti di 630 milioni da parte di Tim per il rinnovo dei diritti d’uso delle frequenze di telefonia mobile e di 257 milioni da parte della Business Unit Brasile al consorzio che provvede alla liberazione (clean up) dello spettro 700 MHz, di cui la Business Unit acquisì il diritto d’uso nel 2014, nonché dal pagamento di dividendi per 219 milioni.
Gli investimenti industriali dei primi nove mesi del 2017 sono pari a 3,9 miliardi, aumentano di 774 milioni rispetto al periodo di confronto.
Commento
Come previsto nel Piano 2017–2019, Tim proseguirà nel suo percorso di trasformazione caratterizzato da una forte disciplina finanziaria a sostegno dello sviluppo, puntando sia a creare maggiori spazi per investimenti per nuove reti e piattaforme (Fibra e UltraBroadband mobile, Cloud) eliminando cash costs a minor valenza strategica, sia a massimizzare il ritorno degli investimenti.
Alla luce dei risultati dei nove mesi, il management ha confermato in termini organici le guidance già prospettate per l’intero anno 2017 e per l’arco di Piano 2017-19 che stimano una crescita organica dell’Ebitda “low single digit” (quindi inferiore al 5%), e una generazione di cassa necessaria a ridurre il rapporto tra indebitamento finanziario netto rettificato ed Ebitda Reported, che nel 2018 è atteso al di sotto di 2,7x.
In Brasile, il Piano prevede il proseguimento del rilancio di TIM Brasil, con un nuovo posizionamento della controllata basato sulla qualità della rete e dell’offerta.
È infine confermato e rafforzato il piano di contenimento dei costi lanciato nel 2016 che consentirà di conseguire una solida profittabilità e generazione di cassa.
























