Nella tarda serata di ieri, il Consiglio di amministrazione della multi-utility controllata congiuntamente dal Comune di Torino e da quello di Genova ha dato il via libera al business plan relativo al periodo 2018-2022 che punta sullo sviluppo ed efficienza nell’ambito di una strategia che ha come focus il Cliente/Cittadino, con forte crescita degli investimenti a sostegno di profittabilità e qualità del servizio.
Il nuovo piano industriale al 2022 di Iren prosegue sul solco dei risultati ottenuti nel corso degli ultimi 30 mesi e guarda al futuro anticipando le dinamiche di settore dei prossimi 10 anni, puntando anche su un incremento atteso del dividendo per azione pari ad almeno il 10% annuo.
Gli indicatori economici e finanziari del business plan presentato oggi dal gruppo guidato da Massimiliano Bianco evidenziano al 2022 un Ebitda di circa 950 milioni (814,2 milioni nel 2016), con un tasso di crescita annua del 3,3 per cento. Più del 70% dell’intero margine operativo lordo di Iren deriverà da attività regolate e quasi regolate Il 70% di tale risultato verrà raggiunto già nel 2020 (Cagr 3.6%). Il raggiungimento questi livelli di redditività si base su una stima di sinergie pari a 80 milioni, che si sommano ai 50 milioni già ottenuti tra il 2015 e il 2016. I vertici dell’ex-municipalizzata quotata indicano poi un utile netto in aumento del 50% con un target a fine piano di 260 milioni (174 milioni nel 2016).
Il piano industriale quinquennale di Iren prevede investimenti cumulati per circa 2,5 miliardi, in aumento del 15% rispetto al piano precedente, una parte rilevante dei quali dedicati ad iniziative di sviluppo, e un indebitamento finanziario netto al 2022 in riduzione a 2,16 miliardi (2,46 miliardi a fine 2016), nonostante il significativo incremento di investimenti. Sulla base di questi numeri il rapporto tra indebitamento finanziario netto ed Ebitda (leverage) è previsto inferiore al 3x.
Per quanto riguarda la politica di remunerazione degli azionisti, il gruppo quotato indica una crescita annuale del dividendo per azione del 10% rispetto all’8% del precedente piano industriale.
In continuità con quanto fatto precedentemente, i vertici di Iren hanno adottato un approccio prudente e non sono state inserite nel piano operazioni di M&A anche se il gruppo vuole confermarsi nel ruolo di polo aggregatore e di motore di sviluppo all’interno dei territori di riferimento.