Mps, nel terzo trimestre 2017, è tornata in utile per 242 milioni, grazie al contributo one-off di 503 milioni relativo al burden sharing, che ha portato a un margine di intermediazione di 1.370,4 milioni (+27,7% a/a). Per quanto riguarda i ricavi core, mentre il margine di intermediazione ha sostanzialmente tenuto (-2,7% a/a a 470,4 milioni), le commissioni nette sono sensibilmente calate (-23% a/a a 355,7 milioni). In lieve calo i costi operativi (-3,8% a/a a 625,8 milioni), mentre più significativa è stata la riduzione delle rettifiche su crediti (-86,6% a/a a 175 milioni) dopo che nel secondo trimestre erano stati contabilizzati accantonamenti straordinari per 4 miliardi connessi al deconsolidamento del portafoglio da 26,1 miliardi di npl).
Mps è alle prese con l’implementazione del piano di ristrutturazione che dovrà riportare la banca entro il 2021 sul sentiero di una redditività sostenibile, dopo la fase incerta vissuta nei mesi scorsi. Oggi l’istituto poggia su basi solide grazie all’ingresso dello Stato nel capitale e dopo avere definito nei minimi dettagli il processo che porterà alla cartolarizzazione di npl per 26,1 miliardi.
Passando ai conti, nel terzo trimestre il margine di intermediazione si è portato a 1.370,4 milioni (+27,7% a/a), anche grazie al contributo straordinario di 503 milioni relativo all’operazione di burden sharing, incluso tra i profitti da trading.
Per quanto riguarda i ricavi core, il margine di interesse ha registrato una sostanziale tenuta a 470,4 milioni (-2,6% a/a). Dinamica su cu ha inciso positivamente lo storno degli interessi passivi maturati fino alla data di conversione, avvenuta nel mese di agosto, dei prestiti subordinati oggetto di burden sharing (+51 milioni) e la flessione del costo delle obbligazioni, parzialmente compensati dalla riduzione del contributo degli attivi commerciali (sia in termini di volumi sia di rendimenti).
In contrazione le commissioni nette (-23% a/a a 355,7 milioni) a causa della riduzione delle commissioni sul credito, un rallentamento stagionale dell’attività di collocamento e per minori servizi di pagamento.
Positivo l’impatto del totale degli oneri operativi che registra una flessione a 625,8 milioni (-3,8% a/a). Nel dettaglio, le spese del personale sono scese a 388,8 milioni (-7,1% a/a) per la riduzione degli organici oltre che per minori accantonamenti sulla componente variabile. Gli altri oneri operativi, invece, segnano un lieve aumento a 237 milioni (+2,2% a/a).
Alla luce di quanto sopra, il risultato lordo di gestione risulta per 744,6 milioni (+76,2% a/a).
Al netto della significativa riduzione delle rettifiche su crediti a 175,5 milioni (-86,6% a/a), dopo che nel secondo trimestre erano stati spesati oneri straordinari per 4 miliardi connessi al portafoglio da 26,1 miliardi che la banca si appresta a deconsolidare, si giunge così a un risultato netto di gestione di 569,6 milioni (era in rosso di 880,6 milioni nel terzo trimestre 2016).
Il trimestre, infine, si è chiuso con un utile netto di 242 milioni (perdita di 1.152 milioni nel periodo di confronto), dopo la contabilizzazione di oneri di sistema per 31,2 milioni e di ristrutturazione per 278 milioni.