Mercati – Si arresta il selloff sull’azionario, Ftse Mib +0,2%

Chiusura lievemente positiva per Piazza Affari, con il listino principale in rialzo dello 0,2% a 22.206 punti dopo nove sedute consecutive in rosso. Guadagni più consistenti per il Dax di Francoforte (+0,5%), il Cac 40 di Parigi (+0,7%) e l’Ibex 35 di Madrid (+0,8%), mentre il Ftse 100 di Londra termina anch’esso a +0,2 per cento. Rimbalzo anche per Wall Street, con lo S&P 500 che guadagna lo 0,7%, il Dow Jones a +0,8% e il Nasdaq a +1,2 per cento.

Sul Forex l’euro/dollaro resta pressoché stabile a quota 1,177, dopo alcuni dati macro rilevanti diffusi in giornata. Nell’Eurozona l’inflazione di ottobre ha confermato le previsioni, attestandosi all’1,4% su base annua (+0,1% m/m, +0,9% a/a il dato core). Negli Stati Uniti, invece, le richieste settimanali di disoccupazione sono aumentate più delle attese, mentre la produzione industriale ha sorpreso positivamente gli analisti crescendo dello 0,9% su base mensile.

Tra le materie prime arretra ancora il petrolio, con Wti e Brent in lieve flessione rispettivamente a 55,1 e a 61,5 dollari. Le quotazioni continuano a scontare i timori per un calo della domanda globale e per un aumento della produzione di scisto negli Usa, a cui si è aggiunto ieri l’inaspettato incremento delle scorte americane evidenziato dai dati settimanali dell’Eia.

Nel comparto del reddito fisso lo spread Btp-Bund resta pressoché invariato a 145 punti base, con il rendimento del decennale italiano poco mosso all’1,83 per cento.

Sul Ftse Mib pesano i ribassi dei bancari BANCO BPM (-2,9%), BPER (-2,7%) e UBI (-2,6%), oltre al nuovo calo di LEONARDO (-3,5%) e la debolezza dei petroliferi ENI (-1%) e TENARIS (-1,1%).

Acquisti invece su BUZZI (+3,2%), PRYSMIAN (+3%) e FERRAGAMO (+2,2%), che rimbalza dopo le vendite di ieri. Ben intonate anche MEDIASET (+2,2%), STM (+2%) su cui Moody’s ha migliorato il rating a ‘Baa3’, e FINECO (+2%).

Fuori dal listino principale CREVAL sprofonda nuovamente a -19% l, mentre BANCA CARIGE non ha scambiato per il mancato avvio dell’aumento di capitale da 560 milioni.