Il Cda della società ha esaminato ieri alcuni dati relativi all’andamento del business nei primi nove mesi del 2017.
In particolare, il valore degli ordini da inizio anno ha superato i 4,3 miliardi di euro, di cui oltre il 50% in Usa grazie alla controllata Lane, con quest’ultima che stamane ha annunciato una nuova commessa da 135 milioni di dollari in Florida. Le gare in attesa di aggiudicazione, invece, sono pari a 10 miliardi di euro.
Il settore acqua (28% del totale) e il settore trasporti (29% del totale) continuano a rappresentare i segmenti di business principali, con una quota complessiva di nuovi ordini pari al 53% sul totale.
Dal lato patrimoniale, il gruppo ha rafforzato la struttura finanziaria grazie a un’operazione di rifinanziamento del debito a medio lungo termine corporate per circa 1,1 miliardi, riducendo il costo del debito ed estendendone la durata con oltre l’80% delle scadenza oltre il 2020.
Per quanto riguarda l’evoluzione della gestione, Salini Impregilo ha confermato la guidance 2017, che prevede una crescita della top-line superiore al 10%, un book-to-bill ratio superiore a 1,1x, un Ebit margin oltre il 5% e una riduzione del debito lordo di circa 100 milioni.
Il gruppo non ha fornito commenti sulla situazione in Venezuela, paese a rischio default e tra i principali fattori alla base della debolezza del titolo in borsa nelle ultime sedute. L’esposizione complessiva di Salini Impregilo nel paese è pari a 476 milioni, di cui 242 di crediti e 236 milioni relativi a lavori in corso di esecuzione relativi a progetti ferroviari.
L’incertezza relativa ai possibili sviluppi in Venezuela, soprattutto alla luce del crollo delle ultime sedute di Astaldi seguito alla cancellazione di 234 milioni di crediti nel paese, continua a pesare sulle quotazioni del gruppo, insieme all’entrata ordini debole del terzo trimestre. Intorno alle 11:30, Salini arretra a Piazza Affari di circa il 2,2% in area 3,13 euro, con una performance da inizio anno di circa il +3 per cento.