Nel periodo luglio-settembre dell’esercizio in corso i risultati economici aggregati delle 14 principali società italiane quotate del settore utility e delle rinnovabili sono migliorati rispetto allo stesso periodo del 2016 a livello di margine operativo lordo (+0,5%) e soprattutto di utile netto (+3,3%). Alla base del lieve incremento dell’Ebitda su base tendenziale il maggior contributo di Edison, dei gruppi attivi in business regolati (Italgas, Snam e Terna), di alcune ex-municipalizzate (Acea, Hera e Iren) e delle realtà attive nella produzione di energia elettrica da fonte eolica (Alerion, Erg e Falck Renewables), quasi completamente compensato dai deboli risultati di A2A ed Enel. L’incremento dell’utile netto aggregato beneficia soprattutto dell’aumento dell’Ebit aggregato. Sul fronte dello stato patrimoniale, il debito finanziario netto aggregato al 30 settembre è diminuito del 2% rispetto a fine giugno grazie soprattutto al calo del passivo finanziario di Edison, Enel, Erg e Terna.
EBITDA – L’importo aggregato del periodo in esame è aumentato dello 0,5% su base annua, a fronte di ricavi in aumento del 3,4% rispetto al terzo trimestre 2016. Si tratta di numeri maturati in un contesto caratterizzato dal balzo del 25,9% su base annua del prezzi elettrici sul mercato all’ingrosso (Pun), con consumi in aumento del 2,4% su base annua in Italia. Sempre nel settore elettrico, però, la debolezza della produzione da fonte idro (-7,8% su base annua a livello nazionale) non ha compensato a livello di margini l’incremento dell’1,3% su base annua dell’output da termoelettrico. Sul fronte dei business regolati, le tariffe sono rimaste stabili rispetto al 3° trimestre 2016 in quanto non sono cambiati i tassi di remunerazione sul capitale investito netto a fini regolatori (Rab) in vigore dal 1° gennaio 2016 nella distribuzione elettrica, in quella del gas e nei servizi idrici. I ricavi delle aziende fully regulated, tuttavia, sono nel complesso aumentati sulla scia dell’incremento della Rab che ha assorbito gli investimenti in infrastrutture entrate in esercizio, a cui è stata accompagnata una politica di ulteriore contenimento dei costi che si è riflessa positivamente sui margini operativi.
Per quanto riguarda Enel il suo Ebitda consolidato, che rappresenta il 61,9% del margine operativo lordo aggregato, è stato pari a 3,77 miliardi, in contrazione del 4,7% rispetto al 3° trimestre del 2016 a causa della contrazione dei margini nella penisola iberica e della variazione dei tassi di cambio per 61 milioni. Escludendo Enel, il margine operativo lordo aggregato del periodo aprile-giugno 2017 è aumentato del 10,1% base annua.
In progresso, invece, il margine operativo lordo consolidato dei due colossi dei business regolati. In particolare, Snam ha registrato nel periodo luglio-settembre di quest’anno un incremento dell’Ebitda del 3,4% su base annua sulla scia dell’incremento dei ricavi, anche grazie al taglio del 5,8% su base annua dei costi operativi. Sostanzialmente analoga la crescita del margine operativo lordo di Terna (+3,3%), grazie soprattutto all’incremento dei ricavi delle attività Regolate, in parte compensato da maggiori costi di personale, per incremento delle consistenze per l’insourcing delle attività di O&M precedentemente affidate a RFI che comporta anche una riduzione dei costi esterni. Ancora un trimestre da incorniciare per Italgas, con l’Ebitda balzato del 16,4% rispetto al periodo luglio-settembre del 2016 quando ancora faceva parte del consolidato di Snam sulla scia dei maggiori ricavi, ma soprattutto dei minori costi operativi (-19,3% su base annua).
Con riferimento alle ex-municipalizzate, numeri in flessione a livello di Ebitda sono stati comunicati da A2A (-7,4% su base annua), Ascopiave (-23% su base annua) e Acsm-Agam (-23,2% su base annua), mentre hanno fatto meglio rispetto al 3° trimestre del 2016 Acea (+4,7% su base annua), ma soprattutto Hera (+21,2% su base annua) ed Iren (+26,8% su base annua). Nel dettaglio, A2A ha risentito soprattutto della riduzione di un terzo rispetto al 3° trimestre del 2016 del margine operativo lordo dell’attività di generazione e trading. La positiva performance operativa di Hera è legata all’incremento dell’Ebitda sia nel settore gas (+39% su base annua), grazie alla crescita delle attività di trading, ai maggiori volumi di gas venduti (anche grazie all’acquisizione di Gran Sasso) e al maggior perimetro di attività del servizio di default, sia nel settore elettricità (+78,8% su base annua) sulla scia dei maggiori margini sulle attività di vendita sul mercato libero e sul mercato della salvaguardia e alla maggiore redditività nella generazione di energia elettrica.
Nel business delle rinnovabili spicca l’incremento del 29,5% su base annua registrato dal margine operativo lordo di Alerion Clean Power sulla scia dell’aumento del 25,1% su base annua dei ricavi che hanno beneficiato della crescita del 16,6% su base annua della produzione di energia elettrica dei propri impianti, ma anche dell’aumento dei prezzi di vendita dell’energia elettrica e degli incentivi in Italia.
Da ricordare poi un altro ottimo risultato trimestrale (+48,3% su base annua) portato a casa da Edison a livello di margine operativo lordo grazie alla buona performance delle due aree di business in cui è attiva e all’ulteriore contenimento dei costi (-14,7% su base annua). In particolare, il margine operativo lordo rettificato della filiera energia elettrica si è impennato del 68,3% su base annua, beneficiando dei maggiori margini registrati nel termoelettrico. Tali componenti positive hanno più che bilanciato il minor contributo alla marginalità da parte della produzione idroelettrica. Bene anche la filiera idrocarburi, il cui Ebitda rettificato ha registrato un incremento del 24,3% rispetto al 3° trimestre del 2016 sulla scia della ripresa dello scenario prezzi che si è tradotta in una maggiore redditività dell’attività di esplorazione e produzione di idrocarburi.
RISULTATO NETTO – Il dato aggregato è aumentato del 3,3% su base annua e addirittura del +35,3% su base annua escludendo il contributo di Enel grazie soprattutto alla buona performance operativa. Nel 3° trimestre del 2017 il risultato aggregato della gestione finanziaria si è praticamente compensato con quello della gestione fiscale.
A livello di singoli gruppi, Enel ha concluso il trimestre in esame con un utile netto di 774 milioni, in riduzione del 16,1% su base annua in quanto il calo dell’utile pre-tasse dell’11,6% su base annua è stato poi accompagnato dal maggior peso dell’utile di competenza di terzi.
Nei business regolati è da segnalare un nuovo balzo dell’utile netto di Italgas (+38% su base annua) sulla scia dell’incremento del 21,6% dell’Ebit rispetto al 3° trimestre del 2016 e del crollo degli oneri finanziari a seguito principalmente dei minori interessi correlati all’indebitamento finanziario e dei minori oneri connessi all’attualizzazione dei fondi ambientali. Meno sostenuto, ma comunque rilevante, l’aumento dell’utile netto di Snam nel trimestre in esame, pari al +18,4% su base annua. Il gruppo guidato da Marco Alverà ha beneficiato del miglioramento della gestione finanziaria (minori interessi passivi e maggior contributo delle partecipazioni valutate con il metodo del patrimonio netto), ma anche delle flessione dell’11,2% su base annua delle imposte pagate, nonostante l’incremento della base imponibile. In buona crescita anche l’ultima riga del conto economico di Terna (+9,6% su base annua), esclusivamente sulla scia della migliorata performance della gestione caratteristica.
Passando alle ex-municipalizzate, l’utile netto di Hera ha raggiunto 41,9 milioni, quasi raddoppiato rispetto al 3° trimestre del 2016 grazie al maggior contributo dell’utile operativo su base tendenziale e all’ottimo risultato, sempre su base annuale, della gestione finanziaria. Senza dimenticare il taglio di 7,2 punti percentuali del carico fiscale. Invariato rispetto al 3° trimestre del 2016 il risultato netto di A2A, pari a 69 milioni. La flessione dell’Ebit è stata compensata dalla forte riduzione degli oneri finanziari netti (-21,2% su base annua), dalla diminuzione delle imposte conseguenti al taglio del tax rate, (33,7% dal precedente 35,1%) e dal contributo positivo delle interessenze di terzi rispetto a un contributo negativo di 4 milioni del 3° trimestre del 2016. Depurato da tutti gli elementi non ricorrenti, l’utile netto ordinario della principale multi-utility lombarda quotata nei tre mesi della scorsa estate è stato pari a 139 milioni, più che raddoppiato rispetto allo stesso periodo del 2016. Trimestre da dimenticare, invece, a livello di ultima riga di conto economico per Acsm-Agam (perdita raddoppiata a quasi 900mila euro) e per Ascopiave (-41,2% su base annua) sulla scia del debole andamento della gestione tipica rispetto allo stesso trimestre del 2016.
Nelle rinnovabili, spicca la forte crescita dell’utile netto di Erg (+34,5% su base annua) grazie soprattutto al balzo su base tendenziale dei risultati operativi, con l’Ebit che è più che raddoppiato rispetto al 3° trimestre del 2016.
INDEBITAMENTO FINANZIARIO NETTO – Al 30 settembre 2017 l’importo aggregato delle 14 società analizzate è diminuito del 2% rispetto ai corrispondenti valori del 30 giugno 2017. Il contributo più importante alla discesa del valore complessivo è arrivato da Enel (-885 milioni, pari al -2,3% su base trimestrale), che da sola copre il 51,4% del dato aggregato del settore. La differenza tra il dato al 30 settembre e quello a fine giugno comprende l’uscita di cassa relativa al pagamento del saldo del dividendo 2016 avvenuta lo scorso 24 luglio, ma anche gli investimenti per 2,06 miliardi (+18% su base annua). Escludendo Enel, l’indebitamento finanziario netto aggregato al 30 giugno 2017 è diminuito dell’1,6% rispetto lo scorso 30 giugno.
In forte miglioramento la posizione finanziaria netta negativa di Terna (-578,8 milioni, pari al -7,3% su base trimestrale), mentre – sempre nell’ambito dei business regolati – è rimasta sostanzialmente invariata quella di Snam (-20 milioni, pari al -0,2% su base trimestrale) ed è cresciuta quella di Italgas (+46,2 milioni, pari al +1,3% su base trimestrale). Ancora in aumento il passivo finanziario netto di Acea (+85,9 milioni, pari al +3,6% su base trimestrale) a causa deterioramento dei crediti dell’Area idrico, per effetto del rallentamento delle attività di recupero dovute a problematiche dei sistemi informativi e all’esposizione verso GALA. Effetti sulle dinamiche del debito sono riconducibili all’adozione del cd. split payment, introdotto da una legge del 2017.
Nell’ambito delle Mid Cap, la riduzione più consistente su base congiunturale dell’indebitamento finanziario netto al 30 settembre 2017 è stata portata a casa da Erg (-144 milioni, pari al -9,5% su base trimestrale) per il positivo flusso di cassa operativo netto, anche a seguito degli incassi degli incentivi relativi alla produzione del 1° trimestre dell’anno in corso, che ha più che compensato l’uscita di cassa relativa agli investimenti.
Nel segmento delle Small Cap del settore utility e delle rinnovabili, la contrazione più rilevante del passivo finanziario netto è stata evidenziata da Edison (-158 milioni, -20,3% rispetto al 30 giugno), grazie alla generazione di cassa derivante dallo svolgimento dell’attività tipica e al miglioramento della gestione del capitale circolante.