Attese positive per i prossimi anni per il settore dei beni personali di lusso, che continuerà a crescere anche se a ritmi più contenuti rispetto al passato.
Dalla lettura delle previsioni formulate nello studio annuale di Ernst & Young “The luxury and cosmetics financial factbook” sui dati del 2016 emerge che il comparto nel suo insieme sarà trainato principalmente dalla cosmetica e dagli accessori, scarpe soprattutto.
Maggiori potenzialità si prospettano invece per il segmento premium ed “entry-to-luxury”, che vale già quanto un terzo del mercato dell’alto di gamma e si espanderà fino al 2020 con un cagr del 6%, contro il +3-4% stimato per il lusso.
Nello specifico, i due segmenti nel complesso dovrebbero passare da un valore di 100 miliardi di euro nel 2016 (circa un terzo del mercato dei personal luxury goods) a 127 miliardi nel 2020.
Le calzature sono il comparto merceologico con più prospettive di crescita: +11% la stima nel lusso e +7% nel premium ed entry to luxury. I segmenti Borse e Abbigliamento dovrebbero, invece, realizzare un cagr del 6% in ogni declinazione del lusso. Per gioielli e orologi è previsto un -1% nel lusso e un +5% nel premium ed entry to luxury, mentre i Profumi e Cosmetici dovrebbero registrare un +3,9%.
Di fatto l’high-end luxury risulta ben lontano dai ritmi del 2009-2012 (11,7% il cagr del periodo), anche in leggero recupero sul quinquennio 2012-2016 (2,8%). La lenta ripresa potrebbe essere giustificata da fattori quali la saturazione dell’espansione del retail e le difficoltà a crescere su base like for like: i brand del lusso non nascono come retailer ma come wholesaler, gli affitti delle location sono aumentati a ritmo sostenuto, il traffico nei negozi è in calo (complice lo sviluppo delle vendite online), mentre il numero di articoli per ogni singola transazione si è ridotto per l’aumento dei prezzi (in certi casi raddoppiati e triplicati).
Le migliori prospettive per i segmenti premium ed entry to luxury sono legate alla crescita della middle class cinese, agli aumenti importanti dei prezzi del lusso e alla tendenza al mix and match, molto accentuata soprattutto nei Millennials.
Gli analisti di EY segnalano, inoltre, che il forte interesse per i gradini inferiori del settore del lusso è confermato anche da recenti operazioni, come ad esempio l’acquisizione di Golden Goose Deluxe Brand (sneaker) da parte del fondo Carlyle è stata valorizzata circa quattro volte il fatturato 2016 e 17 volte il margine lordo del 2015.
In base ai dati di EY, tra il 2015 e il 2016 le operazioni di M&A nel lusso sono aumentate del 53%, ma le dimensioni dei deal si sono ridotte del 57%. Le società target sono soprattutto negli Usa, in Italia e Francia.
A livello di multipli del lusso, si è passati da 15,4 volte l’Ebitda del 2015 a 13,3 del 2016. Nei primi sei mesi del 2017 si è risaliti a 15,4. Sulla base delle vendite si è passati da un multiplo di 1,8 nel 2015, all’1,4 nel 2016 per poi arrivare al 2,1 nei primi sei mesi dell’anno in corso.
Infine, oggi le aziende del premium ed entry to luxury devono fronteggiare una serie di sfide, quali la managerializzazione, l’espansione retail, la razionalizzazione delle collezioni sulla base dei feedback che arrivano dal mercato, l’espansione all’estero sostenibile e gli investimenti in ambito digitale.