ll Ftse Italia Banche archivia l’ottava con un pesante ribasso del 6,6% e sovra-performando di oltre quattro punti percentuali l’analogo europeo (-2,2%), zavorrando anche il Ftse Mib (-3%).
Settimana difficile, dunque, per il settore creditizio in seguito ai rumor di un possibile che scioglimento delle Camere il 27 dicembre, per arrivare alle elezioni politiche in Italia il 4 marzo. Notizia che aveva portato a un allargamento dello spread tra i titoli di Stato (in cui le banche sono in gran parte esposte) decennali italiani e tedeschi di circa 8 punti base. Il comparto ha risentito anche di alcune prese di profitto dopo la performance positiva della settimana precedente, in scia all’approvazione di regole meno stringenti del previsto sui requisiti patrimoniali delle banche che entreranno in vigore nel 2022.
Forti vendite su quasi tutti i titoli del listino principale dopo le nuove preoccupazioni sugli npl, anche se diversi istituti hanno confermato le proprie strategie di riduzione nell’esposizione nei crediti deteriorati. Inoltre, gli investitori hanno iniziato a ragionare sui potenziali impatti della nuova normativa bancaria che dovrà essere adottata nei prossimi anni sugli istituti di credito, dopo le stime prudenziali fornite da Unicredit nel Capital Market Day dello scorso 12 dicembre a Londra.
Tra i titoli che sono riusciti a tenere meglio si segnalano Mediobanca (-2,9%) e Intesa Sanpaolo (-2,7%), con quest’ultima che nel frattempo ha completato la migrazione informatica delle ex banche venete e il cui Ad Carlo Messina ha fatto sapere di non aspettarsi sorprese dalla Bce in merito alle richieste sul requisito Srep per il 2018. Inoltre, il presidente Gian Maria Gros-Pietro ha dichiarato che prima di Natale ci sarà un altro vertice sul nuovo piano industriale.
Vendite anche su Mps (-3,9%) che però nell’ultimo mese ha guadagnato oltre il 7 per cento. La banca senese dovrebbe finalizzare a breve il passaggio dei 26 miliardi di sofferenze alle società veicolo create ad hoc in vista della cartolarizzazione.
Nel Mid Cap le prese di beneficio penalizzano Popolare Sondrio (-7,9%) e, in misura minore, Credem (-3,3%) dopo la buona performance dell’ultimo periodo di entrambi i titoli.
Tra le Small Cap arretra Carige (-4,8%), dopo il rialzo dell’ottava precedente in scia all’ottimo esito dell’aumento di capitale da 560 milioni e che ha dato avvio all’offerta dei diritti rimasti inoptati. Si segnala che Moody’s ha confermato i rating di lungo termine relativi alla banca ligure.
Altro tonfo per Creval (-5,2%) nonostante il primo azionista con il 5,12%, l’imprenditore francese Denis Dumont, abbia espresso l’intenzione di aderire pro quota all’aumento di capitale da 700 milioni.