Settimana da dimenticare per il Ftse Italia Servizi Pubblici (-4%), dopo il deciso rialzo registrato nell’ottava precedente (+3,4%). Su cinque sedute, in ben quattro il paniere dei titoli tricolori del settore utility e delle rinnovabili ha concluso le contrattazioni con il segno meno davanti, registrando così complessivamente una performance borsistica settimanale inferiore sia a quella del principale indice del listino milanese, cioè del Ftse Mib (-3%), sia a quella dello Stoxx Europe 600 Utilities (-3,8%).
A pesare sull’andamento del Ftse Italia Servizi Pubblici, il deciso rialzo dei rendimenti sui titoli di Stato italiani, con lo yield del Btp a 10 anni che venerdì pomeriggio ha chiuso all’1,81% a fronte di un rendimento dell’1,65% dello scorso 8 dicembre, sulla scia di una rinnovata percezione del rischio politico in Italia a seguito della concreta possibilità che le prossime elezioni si terranno il 4 marzo del 2018. Senza dimenticare poi le prese di beneficio dopo il rally registrato dai titoli del settore nel corso del 2017, con l’indice settoriale che da inizio anno ha portato a casa il 24,4 per cento.
Nelle ultime cinque sedute sono state particolarmente penalizzate le Big Cap del settore, con tutti e cinque titoli del segmento delle società a maggiore capitalizzazione che lo scorso 15 dicembre hanno concluso le contrattazioni sui livelli inferiori a quelli della chiusura dell’ottava precedente.
Le azioni più penalizzate sono state quelle di Snam (-5,4%), nonostante venerdì mattina gli analisti di Kepler Cheuvreux hanno un pubblicato un report in cui hanno migliorato il giudizio a “Buy” dal precedente “Hold”, confermando il prezzo obiettivo a 4,50 euro.
Vendite anche su Enel (-4%) che giovedì scorso ha annunciato di essersi aggiudicata la gara per due Renewable Energy Support Agreements della durata di 20 anni per 145,6 MW di nuova capacità eolica nello Stato dell’Alberta, in Canada, a seguito di una gara indetta dal gestore del sistema elettrico della provincia, Alberta Electric System Operator. In base ai due contratti, Enel costruirà due nuovi impianti eolici, uno da 115 MW e uno da 30,6 MW, fornendo ad Alberta Electric System Operator l’energia prodotta e i relativi crediti da rinnovabili. L’investimento complessivo ammonta a circa 170 milioni di dollari statunitense.
Nell’ambito delle Mid Cap, l’unico titolo che ha registrato una performance settimanale positiva è stato Iren (0,2%) che nella serata di martedì ha comunicato una nota importante relativa all’aggregazione con Acam La Spezia. Nel dettaglio, il gruppo guidato da Massimiliano Bianco ha annunciato che è stato rilasciato il parere sulla congruità del prezzo di emissione delle azioni relative all’aumento di capitale sociale di Iren con esclusione del diritto di opzione. È stato anche rilasciato il parere sull’adeguatezza dei criteri proposti dagli amministratori di Iren ai fini della determinazione di detto prezzo di emissione delle azioni di nuova emissione dello stesso gruppo quotato, sempre da parte del Prof. Alessandro Nova.
Saldo delle ultime cinque sedute negativo per Hera (-1,5%), con la multi-utility bolognese che giovedì ha reso noto di aver perfezionato, attraverso la controllata Herambiente, l’acquisto di un ulteriore 40% delle azioni di Aliplast, primaria realtà nazionale nella raccolta e riciclo della plastica e conseguente rigenerazione, per complessivi 51,8 milioni di euro. L’importo versato, facendo ricorso a soli mezzi propri, comprende anche il contributo incassato quale impresa energivora e la componente di earn-out per aver raggiunto risultati incrementali a livello di Ebitda nel 2016. L’operazione, che fa seguito al primo passaggio effettuato lo scorso 3 aprile, consente a Hera di aumentare la propria quota detenuta in Aliplast all’80% del capitale.
Tra le società a minore capitalizzazione, cioè le Small Cap, si può parlare di un vero e proprio exploit borsistico per K.R. Energy (+39%) e per Falck Renewables (+17,4%). Nel caso di K.R. Energy, ad alimentare gli acquisti due nuove linee di credito da 29 milioni, concesse da un pool di banche italiane, per finanziare gli investimenti relativi al “Progetto Litio” che prevede la realizzazione di uno stabilimento per la produzione di celle al litio per il quale è stato sottoscritto un Accordo di sviluppo con il Ministero dello sviluppo economico, la Regione Campania, Invitalia. L’investimento complessivo ammonta a 55,4 milioni, con un sostegno da parte del Ministero e della Regione Campania di 37,4 milioni, in parte da erogare tramite contributi a fondo perduto per massimi 16,8 milioni ed in parte tramite finanziamenti agevolati per massimi 19,9 milioni. Nella giornata di venerdì, il gruppo quotato ha poi annunciato che Jujuy Litio, partecipata al 40%, potrà sfruttare uno dei più importanti giacimenti di litio al mondo, nella provincia dello Jujuy, per produrre materia attiva, celle al litio e batterie al litio per il mercato sudamericano.
Falck Renewables ha, invece, beneficiato dell’accoglienza positiva che gli investitori hanno riservato all’aggiornamento del piano industriale relativo al periodo 2017-2021. I vertici del gruppo attivo nella produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili hanno fornito anche le nuove guidance per l’esercizio in corso e per il 2018, con numeri migliori rispetto a quelli del Consensus. Nel dettaglio, l’Ebitda atteso dal management di Falck Renewables nel 2017 è pari a 147 milioni rispetto una previsione media di 136 milioni mentre l’indicazione per il 2018 è pari a 148 milioni rispetto a un Consensus di 143 milioni. Le tre priorità strategiche del nuovo business plan sono: aumento della capacità installata a 1.375 MW rispetto ai 1.303 MW previsti dal piano presentato lo scorso anno; espansione nell’attività nei servizi con un Ebitda atteso nel 2021 di circa 8 milioni; redditività e flessibilità finanziaria.