La Bce richiede alla banca guidata da Carlo Messina un Cet1 minimo per il 2018 dell’8,145%, mentre la banca al 30 settembre presentava un livello di Cet1 pari al 13 per cento. A regime la richiesta è di un Cet1 del 9,33%, contro un parametro pro-forma della banca pari al 13,4 per cento.
Intesa Sanpaolo ha ricevuto la decisione finale della Bce riguardante il requisito patrimoniale da rispettare a partire dal 1° gennaio 2018 a livello consolidato, a seguito degli esiti del processo Srep che fissa all’8,145% il requisiti patrimoniale del Cet1, secondo i criteri transitori in vigore per il 2018, e al 9,33% il Cet1 secondo i criteri a regime.
A determinare tale requisito concorrono sia il requisito Srep in termini di Total Capital ratio pari a 9,5%, che comprende il requisito minimo di Pillar 1 dell’8%, nel cui ambito il 4,5% in termini di Cet1, e un requisito aggiuntivo di Pillar 2 pari all’1,5%, interamente in termini di Cet1, sia i requisiti aggiuntivi.
Questi ultimi, interamente in termini di Cet1, sono relativi a un Capital Conservation Buffer, pari all’ 1,875% secondo i criteri transitori in vigore per il 2018 e al 2,5% secondo i criteri a regime nel 2019, a un O-SII Buffer (Other Systemically Important Institutions Buffer), pari allo 0,19% secondo i criteri transitori in vigore per il 2018 e allo 0,75% secondo i criteri a regime nel 2021 e infine a una riserva di capitale anticiclica (Countercyclical Capital Buffer), pari allo 0,08 per cento.
Tali richieste si confrontano con i coefficienti patrimoniali di Intesa Sanpaolo che, livello consolidato al 30 settembre 2017 e tenendo conto di circa 2,2 miliardi di dividendi maturati nei primi nove mesi dell’anno, risultano pari al 13% per il Cet1 e al 17,6% per il Total Capital ratio, calcolati applicando i criteri transitori in vigore per il 2017. Il Cet1 pro-forma a regime risulta invece pari al 13,4% per il Common Equity Tier1, mentre il Total Capital ratio pro-forma a regime è pari al 17,8 per cento.
Si precisa che tali valori sono calcolati dopo la deduzione dei dividendi maturati, posti pari all’utile netto dei primi nove mesi diminuito del rateo cedole maturato sulle emissioni di Additional Tier1 e del contributo pubblico cash di 3,5 miliardi, esente da imposte, a compensazione degli impatti sui coefficienti patrimoniali derivanti dall’acquisizione dei rami di attività di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca.
I dati a regime sono stimati applicando ai dati di bilancio del 30 settembre 2017 i parametri indicati a regime, considerando l’assorbimento totale delle imposte differite attive (Dta) relative all’affrancamento del goodwill e alle rettifiche su crediti nonché al contributo pubblico cash di 1.285 milioni, esenti da imposte, a copertura degli oneri di integrazione e razionalizzazione connessi all’acquisto dei rami di attività di Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca, l’atteso assorbimento delle Dta relative alle perdite pregresse, l’annunciata distribuzione di riserve da parte di compagnie di assicurazione e il Danish compromise (per cui gli investimenti assicurativi vengono trattati come attivi ponderati per il rischio anziché dedotti dal capitale, con un beneficio nullo per il Common Equity Tier1 ratio e di 6 centesimi di punto per il Total Capital ratio al 30 settembre 2017).
Alle ore 13:20 il titolo in Borsa segna un -0,9% a 2,8 euro, in linea con l’indice Ftse Italia banche che cede lo 0,8 per cento.