La nuova convenzione sottoscritta con Cassa e Depositi e Prestiti (Cdp) potrà generare, per Poste Italiane, ricavi aggiuntivi fino a un massimo di circa 270 milioni rispetto agli 1,6 miliardi realizzati nel 2016.
I due gruppi, lo scorso 15 dicembre, avevano raggiunto una nuova intesa che “prevede una remunerazione mista commisurata in parte allo stock dei prodotti del risparmio postale (libretti e buoni) e in parte ai flussi annui di sottoscrizione dei buoni. La remunerazione in favore di Poste Italiane è collegata al raggiungimento di obiettivi annuali di raccolta netta. A fronte del raggiungimento di tali obiettivi, è prevista, nel triennio 2018/20, una remunerazione annua in favore di Poste Italiane compresa tra un minimo di 1,55 miliardi e un massimo di 1,85 miliardi”.
Tuttavia, secondo quanto contenuto nel documento informativo relativo al suddetto accordo, qualora al termine di ciascun anno di vigenza dell’accordo il risultato di raccolta netta complessiva sia inferiore a zero per l’anno di riferimento, indipendentemente dall’obiettivo di raccolta, “è prevista la facoltà di Cdp di chiedere a Poste Italiane di effettuare, anche tramite altra società del gruppo, ferma restando la facoltà di Poste Italiane di accettare ovvero rifiutare tale proposta, investimenti in titoli obbligazionari di nuova emissione di Cdp, con la garanzia dello Stato italiano e a prezzi di mercato. Per i titoli Cdp garantiti dallo Stato italiano, gli spread applicabili saranno compresi tra zero e il valore indicato nell’accordo per ciascun anno di riferimento”.
Inoltre, l’accordo prevede che “l’ammontare complessivo massimo annuo di tali titoli obbligazionari sarà pari alla differenza tra la raccolta netta complessiva conseguita nell’anno predetto e zero e, in ogni caso, non sarà superiore a 5 miliardi per ciascun anno di durata dell’accordo”.
La sottoscrizione dei titoli obbligazionari dovrà essere effettuata entro il 30 giugno di ciascun anno successivo a quello a cui si riferisce lo scostamento.