Completata entro la fine del 2017 l’operazione di aumento di capitale, il 2018 vede Carige impegnata nel completamento del piano di riassetto. Una delle prossime scadenze è il cda del prossimo 16 gennaio che, oltre a fare il punto della situazione dopo la conclusione della ricapitalizzazione, potrebbe iniziare a esaminare le iniziative per ridurre il portafoglio delle inadempienze, dopo le cessioni per quasi 2,2 miliardi di sofferenze.
Tra gli altri argomenti che sono oggetto di riflessione da parte del management vi è il raggruppamento delle azioni ordinarie che, dopo l’emissione dei nuovi titoli per l’aumento, è diventata una cosiddetta penny stock, ossia quota pochi centesimi.
Per la precisione, nella seduta di oggi, i titoli hanno toccato quota 0,008 euro (-1,2%), per una capitalizzazione complessiva pari a 448 milioni. Tuttavia, prima di procedere al raggruppamento la banca potrebbe prendere in considerazione la conversione delle azioni di risparmio. Queste ultime sono solo 25 mila e quotano 76,5 euro alla data di venerdì 5 gennaio, con scambi quasi inesistenti. Un prezzo incongruente rispetto a quello delle ordinarie. I titoli di questa classe, invece, dopo la nuova emissione sono 55.265.855.473.
Le nuove azioni erano state collocate a 0,01 euro, prezzo a cui si erano fissate anche in Borsa, per poi scivolare verso quota 0,008 dopo l’annuncio, da parte del gruppo Malacalza, di avere sottoscritto una quota inferiore rispetto a quella a cui era stato autorizzato ad arrivare da parte della Bce.
Francoforte aveva infatti dato il via libera a salire fino al 28%, mentre l’imprenditore di origini piacentine si è fermato al 20,6% (dal 17,6% detenute precedentemente), riservandosi altri sei mesi per decidere se comprare ancora.