Mattinata debole per i principali listini azionari del Vecchio Continente. Intorno a mezzogiorno il Ftse Mib scambia invariato in area 23.000 punti, sostanzialmente in linea con il Ftse 100 di Londra (-0,1%) e con l’Ibex 35 di Madrid (-0,1%) mentre il Dax di Francoforte (-0,9%) e il Cac 40 di Parigi (-0,6%) mostrano ribassi più consistenti. I mercati prediligono dunque un atteggiamento prudente, dopo il rally di inizio anno e in attesa delle prime trimestrali statunitensi, che dovrebbero indirizzare le prossime sedute.
Sul Forex l’euro/dollaro risale in area 1,2, penalizzando i listini europei. Continua ad apprezzarsi lo yen, con l’USD/JPY e l’EUR/JPY in discesa rispettivamente a 111,4 e 133,6, dopo che la Bank of Japan ha lievemente ridotto gli acquisti mensili di titoli di Stato a lunga scadenza. L’ipotesi degli operatori è che la banca centrale nipponica possa avviare una progressiva normalizzazione della politica monetaria, in linea con gli altri istituti globali.
Un’ipotesi che ha contribuito a spingere al rialzo i rendimenti obbligazionari, con il T-Bond decennale giunto al 2,58 per cento. In Italia il tasso sul Btp si attesta al 2,03%, con un differenziale dal Bund di 148 punti base.
Sul fronte macro, dopo i dati cinesi di dicembre su prezzi al consumo e alla produzione in linea con le attese, sono stati diffusi quelli di novembre relativi alla produzione industriale inglese e francese. Nel Regno Unito è stato registrato un aumento mensile dello 0,4% e annuale del 2,5% (superiore alle stime), mentre in Francia è stata rilevata una flessione congiunturale dello 0,5 per cento (+2,5% rispetto a novembre 2016).
Tra le materie prime l’oro risale a 1.320 dollari l’oncia e le quotazioni del petrolio avanzano in scia alla diminuzione delle scorte americane (-11,2 milioni di barili) stimata dall’Api. Wti e Brent viaggiano rispettivamente a 63,5 e 69,1 dollari al barile, sui massimi di tre anni, in attesa dei dati ufficiali dell’Eia.
A Piazza Affari le banche guidano il Ftse Mib con INTESA in luce a +2,8%, sostenuta anche dalla conferma del giudizio ‘overweight’ da parte di Morgan Stanley con target price a 3,5 euro.
In luce anche BANCO BPM (+2,5%), BPER (+1,8%), UBI (+1,5%) e UNICREDIT (+1,5%), anch’esse sostenute dai giudizi positivi degli analisti.
Dall’altra parte del listino vendite sulle utilities, penalizzate anche dal rialzo dei rendimenti obbligazionari e in ribasso tra l’1,5 e l’1,8%, oltre che su FCA (-1,9%) ed EXOR (-1,9%) dopo i recenti acquisti e su PIRELLI (-1,9%).