La leggera delusione per le banche italiane derivante dagli esiti del vertice degli istituti tricolore con la presidente della Vigilanza della Bce, Danièle Nouy, accompagnata da voci di stampa su obiettivi particolarmente ambiziosi che sarebbero richiesti a livello comunitario per accedere alla fase finale dell’unione bancaria, pesano sui titoli del settore. Soprattutto su quelli di quegli istituti che, pur avendo fatto notevoli progressi, risultano ancora più appesantiti dai crediti deteriorati.
Così a Piazza Affari, il Creval lascia sul terreno il 3,1% a 10,15 euro, Banco Bpm cede il 2,1% a 2,83 euro, Bper perde l’1,9%, Ubi l’1,4% e la Popolare di Sondrio l’1,4 per cento. Non sono toccate dalle vendite, invece, Intesa, flat ma ancora sopra quota 3 euro, e Unicredit che anzi segna un progresso dello 0,8 per cento.
Per quanto riguarda l’incontro a Roma tra la numero uno della Vigilanza europea e i vertici delle banche e delle istituzioni bancarie italiane, quello che è emerso, al di là di un dialogo definito costruttivo e utile dal comunicato emesso da Bankitalia, è una sostanziale fermezza della Bce di fronte all’annoso problema della riduzione degli npl e all’adozione dell’Addendum, la contestata proposta di Francoforte sulle metodologie di rettifica dei crediti deteriorati.
Inoltre, alcune indiscrezioni della stampa italiana indicavano nel 10% il target per il 2019 del totale dei crediti deteriorati rispetto a quelli totali, rapporto da portare al 5% nel 2023, per procedere alla fase finale dell’unione bancaria. Si tratta di obiettivi ben ambiziosi per gli istituti tricolore.