L’aumento di capitale da 700 milioni di Creval potrebbe partire il prossimo 19 febbraio, dopo il via libera della Consob.
È quanto riportano rumor di stampa, secondo i quali i 2/3 dell’ammontare sarà riservato ai grandi investitori (a cui sarà dedicato il collocamento delle prime due settimane), mentre la parte restante sarà offerta al retail (che dovrebbero sottoscrivere la parte rimasta, che i vertici auspicano ridotta, nella terza settimana e quindi dopo le elezioni politiche.
In questo periodo il management è alle prese il secondo road show all’estero, e un terzo partirà intorno al 7/8 febbraio e terrà impegnato il direttore generale Mauro Selvetti per circa dieci giorni.
Sempre secondo le stesse fonti, il consorzio di banche che sta curando l’operazione, al momento composto da Mediobanca e Citigroup, potrebbe allargarsi a Credit Suisse e a due tra JP Morgan, BofA-Merril Lynch, Goldman Sachs, Deutsche Bank e Barclays.
COMMENTO
Il titolo sul listino milanese continua a risentire dell’incertezza connessa all’esecuzione dell’operazione, arrivando a perdere oltre il 17% da inizio anno a fronte dell’indice di settore salito dell’11 per cento. Oggi, intorno alle 11:30 le azioni lasciano sul terreno il 3,8% a 9,66 euro, dopo essere scese di oltre l’11% nei cinque giorni precedenti.
Inoltre, il mercato resta sempre in attesa di conoscere i dettagli dell’aumento di capitale. Al momento solo l’imprenditore francese Denis Dumont, maggiore azionista della banca con una quota superiore al 5%, ha manifestato l’intenzione di aderire pro-quota all’operazione.
Il titolo ha imboccato un trend fortemente ribassista dal 7 novembre scorso, quando l’operazione è stata annunciata per un importo nettamente superiore alle attese di mercato, pari a 500 milioni. Da quel giorno, le quotazioni si sono più che dimezzate.
Si ricorda che l’aumento di capitale servirà per fare fronte ai potenziali impatti negativi derivanti dalla cessione degli npl, con l’ambizioso obiettivo di ridurre il rapporto tra questi ultimi in valore lordo e i crediti totali al 9,6% nel 2020. Il piano strategico prevede la dismissione di 2,1 miliardi di crediti deteriorati.
Un quadro più chiaro si potrebbe avere il prossimo 5 febbraio, quando il board si riunirà per licenziare i conti 2017.