Il board di Cattolica ha approvato il nuovo piano industriale 2018/20, che sarà presentato oggi alla comunità finanziaria dall’Ad Alberto Minali. Il piano si poggia su tre pilastri: crescita profittevole, eccellenza tecnica e innovazione.
Il gruppo punta a rafforzare e sviluppare la raccolta diversificando i canali e le linee di business, anche attraverso l’apporto di azioni inorganiche.
Da sempre prevalentemente concentrata sul business auto, la compagnia punta a ribilanciare il mix produttivo, portando l’incidenza della raccolta non auto sul segmento danni al 51% nel 2020.
L’obiettivo di Cattolica è quello di evolvere dal modello “danno/rimborso” al modello “prevenzione/protezione”, con un’offerta e un servizio innovativi che faranno leva sui dati e sulla connettività.
I principali target economico/finanziari al 2020 sono: un utile operativo di 375/400 milioni, un Roe operativo uguale o maggiore del 10% e un dividendo per azione di 0,50 euro. Tutto ciò mantenendo un Solvency II ratio compreso tra il 160% e il 180 per cento.
Un ruolo di primo piano sarà giocata dalla partnership siglata lo scorso novembre con Banco Bpm, grazie alla quale i premi cresceranno del 64% con una raccolta attesa tra 7,6/8 miliardi, dii cui 2,4/2,6 miliardi nel ramo danni e 5,2/5,4 miliardi (+91%) nel segmento vita.
Sul fronte governance, il cda ha deliberato il passaggio a un sistema monistico con l’obiettivo di rendere la gestione più snella ed efficiente, allineandosi alle migliori best practice internazionali. Il numero dei componenti sarà ridotto.
Il limite alla partecipazione azionaria, confermata allo 0,5% per le persone fisiche, viene alzata al 5% per le persone giuridiche ed estesa a enti collettivi e Oicr. Rimane invariato il principio del voto capitario. Tuttavia, alla lista che raggiungerà voti rappresentativi di determinate soglie di capitale saranno riservate opportune forme di rappresentanza. Attraverso queste modifiche, fermo restando il modello cooperativo, Cattolica si apre al mercato, valorizzando la partecipazione degli investitori istituzionali.