Si sgonfia in parte l’appeal speculativo legato alla potenziale trasformazione in spa di Cattolica, innescatosi lo scorso 6 ottobre con l’ingresso del guru della finanza americana Warren Buffet con una quota del 9% del capitale. Da allora il titolo si è apprezzato di oltre il 17 per cento.
Ieri la compagnia veronese ha comunicato quali saranno le modifiche previste per quanto riguarda la governance, tornando a ribadire che non è prevista la trasformazione in spa. Nel dettaglio, la compagnia alzerà al 5% il limite alla partecipazione azionaria per le persone giuridiche, enti collettivi e Oicr, mentre è confermato allo 0,5% per le persone fisiche. Tale limite non impedisce di detenere ulteriori azioni, che tuttavia non godranno di diritto di voto per la quota in eccesso.
Tuttavia, il mercato, pur apprezzando l’apertura, è rimasto in parte deluso per il fatto che verrà comunque mantenuto il modello cooperativo. Ieri il titolo è arrivato a perdere oltre 5 per cento.
A questo proposito l’Ad Alberto Minali ha sottolineato che “Prevarrà il sistema capitario e il modello ‘una testa un voto’ e, nelle proporzioni che il cda non ha ancora deciso, gli esponenti del mondo del capitale avranno una rappresentanza opportuna, adeguata ma minoritaria. Non è il momento di stravolgere l‘impianto cooperativo. Il cantiere delle governance finisce qui, non ci sono altri cantieri, non ci sono altre ipotesi e quella sulla spa non è nel sul mio tavolo, né sul tavolo degli azionisti ne su quello del cda”.
Si ricorda, infine, che il cda ha deliberato il passaggio al sistema monistico, che secondo il Ceo consente a “Cattolica di avere una governance coerente con il piano industriale”. Il numero dei membri verrà ridotto. Inoltre, verranno aboliti il collegio sindacale e il comitato esecutivo.
Le suddette modifiche dovranno essere approvate dall’assemblea fissata per aprile e, qualora approvate, saranno efficaci dalla primavera 2019.