Non si arresta il selloff sui mercati azionari internazionali, che sembra assumere dimensioni più rilevanti rispetto ad una semplice correzione dopo il rally di inizio anno.
Wall Street, reduce dalla peggior settimana dal gennaio 2016, ha aperto nuovamente in rosso con perdite fino allo 0,8%, mentre il Vix scambia in area 19 punti. In Europa, intorno alle 16:10, il Ftse Mib di Milano arretra dell’1,4%, il Cac 40 di Parigi e l’Ibex 35 di Madrid cedono l’1,3%, il Ftse 100 di Londra è a -1,2% mentre il Dax di Francoforte limita i danni a -0,6 per cento.
I dati sul mercato del lavoro statunitense diffusi venerdì hanno alimentato le prospettive di una politica monetaria maggiormente restrittiva da parte della Fed, con un conseguente innalzamento dei tassi di interesse (almeno tre nel 2018) e quindi dei costi di indebitamento delle aziende. Ipotesi che hanno contribuito a spingere il rendimento del T-Bond decennale oltre il 2,8% e hanno innescato i realizzi sui listini americani, trascinando al ribasso l’equity a livello globale.
Il tasso sul Treasury oggi è poco mosso al 2,84%, mentre in Europa i governativi recuperano terreno, con gli yield in calo di circa 2-3 punti base. In particolare il rendimento del Bund scende a 0,73 centesimi mentre quello del Btp si posiziona poco sopra il 2%, con uno spread di 128 punti base.
Sul Forex, in attesa di un intervento di Mario Draghi davanti al Parlamento europeo, il cambio euro/dollaro arretra in area 1,24 mentre il dollaro/yen si colloca poco sopra quota 110.
Sul fronte macro spiccano i solidi dati di gennaio sul settore terziario dell’Eurozona, con il Pmi servizi sui massimi da agosto 2007 e l’indicatore composito, comprensivo dell’attività manifatturiera, al top da giugno 2006. In calo le vendite al dettaglio di dicembre (-1,1% su base mensile), mentre i Pmi servizi e composito statunitensi hanno confermato le rilevazioni preliminari.
Tra le materie prime l’oro è poco mosso in area 1.334 dollari l’oncia, mentre il petrolio arretra in scia all’incremento degli impianti di trivellazione statunitensi e al rafforzamento del dollaro, con Wti e Brent rispettivamente 64,7 e 67,7 dollari al barile.
A Piazza Affari soffre ancora LEONARDO (-4,2%), condizionato negativamente anche dal downgrade di Ubs (da buy a neutral) e dal taglio del target price di Barclays (da 12 a 10 euro). Pesanti anche BANCO BPM (-3,5%), PIRELLI (-2,7%), CNH (-2,9%) ed EXOR (-2,7%).
Sottotono anche MEDIASET e TELECOM ITALIA a -2,5 per cento. Su FCA (-2,3%) pesa in parte l’incertezza legata alla multa che il gruppo dovrà pagare negli Stati Uniti per il caso sulle presunte violazioni delle emissioni diesel.
In controtendenza BREMBO (+0,4%), UNIPOLSAI (+0,3%), STM (+0,2%) in scia alle news sul deal Broadcomm-Qualcomm e le utilities TERNA (+0,3%) e SNAM (+0,3%) grazie anche alla lieve flessione dei rendimenti sui governativi europei dopo l’impennata della scorsa settimana.
In ribasso dell’1,5%, sostanzialmente in linea con il mercato, INTESA che oggi riunisce il Cda per esaminare i risultati del 2017 e in attesa del nuovo piano che sarà presentato domani.
Fuori dal listino principale balzo di CREVAL (+9%) dopo i risultati migliori delle attese nel quarto trimestre 2017.