Il gruppo ha diffuso i dati preliminari relativi all’esercizio 2017, risultati nel complesso peggiori delle attese degli analisti.
Risultati che hanno penalizzato il titolo, che intorno alle 16:30 cede il 4,9% poco sopra i 21 euro, rispetto al -1,3% del Ftse Mib.
Dalla lettura dei dati emerge che nel 2017 le vendite di cemento sono cresciute del 4,4% a 26,8 milioni di tonnellate, mentre la produzione di calcestruzzo è aumentata del 3,1% a 12,3 milioni di metri cubi. I ricavi hanno quindi registrato un incremento del 5,1% a 2.806 milioni, rispetto ai 2.853 attesi dal consensus. La crescita organica è stata del 3,7%, escludendo l’effetto cambi sfavorevole per 3 milioni e il contributo del gruppo Zillo, incluso nel perimetro di consolidamento dal 3 luglio 2017.
A livello geografico, le vendite di Buzzi hanno mostrato una dinamica favorevole in Italia, grazie all’acquisizione del gruppo Zillo nel secondo semestre, alla ripresa in Europa Centrale e ad un buon recupero in Europa Orientale.
Negli Stati Uniti, mercato che genera oltre il 60% dell’Ebitda del gruppo, le consegne di cemento sono state fortemente condizionate dall’ondata di maltempo degli ultimi mesi dell’anno, che hanno in gran parte annullato la crescita della prima parte dell’anno con volumi risultati stabili rispetto al 2016.
L’indebitamento finanziario netto a fine 2017 ammonta a 863 milioni, in diminuzione di 79 milioni rispetto ai 942 milioni al 31 dicembre 2016 ma superiori agli 819 milioni stimati dal consensus.
Buzzi prevede che il bilancio 2017 si chiuda con un Ebitda pari a circa 580 milioni, in miglioramento rispetto al 2016 ma al livello inferiore dell’intervallo fissato nella guidance comunicata lo scorso 30 settembre. Un risultato che dovrebbe risentire soprattutto della svalutazione del dollaro nel quarto trimestre.
Grazie alla riforma fiscale Usa, invece, il gruppo realizzerà un provento non ricorrente di natura fiscale di circa 165 milioni (187 milioni di dollari) che ha ridotto le passività fiscali differite.