Intorno alle 16:00 le Borse europee continuano a scambiare in territorio negativo seppur in recupero rispetto a metà giornata, grazie anche all’avvio positivo di Wall Street.
Il Ftse Mib cede lo 0,4%, sostanzialmente in linea con il Dax di Francoforte (-0,4%) e l’Ibex 35 di Madrid (-0,4%). Leggermente più arretrati il Cac 40 di Parigi (-0,7%) e il Ftse 100 di Londra (-0,7%). Oltreoceano i listini americani rimbalzano di oltre un punto percentuale dopo il crollo nella seduta precedente, chiusa con cali intorno al 4 per cento.
Sul Forex l’euro/dollaro è poco mosso a 1,226, mentre il cambio dollaro/yen oscilla in area 109. In calo la sterlina rispetto a biglietto verde (GBP/USD a 1,381) e moneta unica (EUR/GBP a 0,887) dopo le dichiarazioni del capo negoziatore dell’Ue per la Brexit Michel Barnier, secondo cui sussistono ancora divergenze sostanziali da risolvere in poco tempo.
Le aspettative di ripresa dell’inflazione e di rialzo dei tassi continuano a sostenere i rendimenti obbligazionari, con il tasso sul Treasury decennale ancora al 2,86 per cento. Nel Vecchio Continente il Bund rende lo 0,75% e il Btp resta in area 2% (spread 125 punti base).
Tra le materie prime prosegue la fase correzione del petrolio, che si appresta a chiudere la peggiore settimana da un anno. Wti e Brent cedono l’1,6% rispettivamente a 60,1 e 63,8 dollari al barile, condizionati anche dai timori legati all’incremento della produzione statunitense.
Tornando a Piazza Affari, tra le big cap le vendite penalizzano energetici e utilities, oltre a FINECO (-3%), FCA (-1,4%) e INTESA (-1,3%). Fra i bancari spicca MEDIOBANCA (+1,7%) dopo i conti superiori alle attese. Bene anche BANCO BPM (+1,1%) e UBI (+0,6%) che punta ad accelerare il de-risking raggiungendo un npl ratio sotto il 10% a cavallo tra il 2019 e il 2020.
Ben intonate anche BANCA GENERALI (+1,6%) e CAMPARI (+1,7%), oltre ad ATLANTIA (+0,7%) che avrebbe raggiunto un accordo con le banche per ottenere migliori condizioni di finanziamento in vista del rilancio su Abertis.
In calo RECORDATI (-1,9%), all’indomani dei dati preliminari relativi al 2017 in parte inferiori alle attese del management. Banca Akros ed Equita hanno abbassato il target price rispettivamente a 39,3 (da 41,8) e 34 (da 36) euro.