Nel 2017 il gruppo di Foro Buonaparte ha registrato un fatturato consolidato di 9,9 miliardi, in flessione del 9,9% rispetto al 2016 in relazione soprattutto della diminuzione dei ricavi riferiti alla filiera dell’energia elettrica. Il fatturato di questo comparto, infatti, si è attestato a 5,7 miliardi, in calo del 9,8% per via dei minori volumi venduti.
In diminuzione del 7% su base annua anche i ricavi della filiera idrocarburi a 5,6 miliardi, a seguito della contrazione dei proventi sui contratti derivati di copertura del gas.
L’Ebitda è aumentato del 23% a 803 milioni, un importo che supera la guidance fissata dal management a 750 milioni, grazie al buon contenimento dei costi operativi (-12,6% a/a).
Si segnala che il margine operativo lordo rettificato della filiera energia elettrica è aumentato del 9,5% a 265 milioni, beneficiando principalmente dei maggiori margini registrati nella generazione termoelettrica e dell’apporto di Fenice, il cui apporto di 79 milioni si riferisce all’intero anno (contro i 60 milioni dei nove mesi del 2016).
L’Ebitda adjusted relativo alla filiera idrocarburi è salito, invece, del 26,1% a 637 milioni, grazie all’andamento dei prezzi dei volumi.
Cambio di segno per l’Ebit, che passa in positivo per 42 milioni, contro un importo negativo di 262 milioni nel 2016. Una dinamica che ha beneficiato della plusvalenza derivante dalla cessione degli immobili di Foro Buonaparte a Milano, sui quali è stato stipulato contestualmente un affitto di lungo termine. Decisive sono state inoltre le minori svalutazioni da “impairment”, diminuite a 169 milioni dai 256 milioni dell’anno precedente. Sull’Ebit ha però influito negativamente l’aumento delle perdite derivanti dalla variazione del fair value delle attività di hedging su materie prime e cambi, perdite che sono arrivate nel 2017 a 221 milioni, contro i 166 del precedente periodo.
Il costo del debito si è praticamente dimezzato a 52 milioni, grazie alla minore esposizione finanziaria del gruppo, mentre l’onere fiscale è aumentato a 122 milioni dai precedenti 25 milioni, in relazione all’impatto di minusvalenze e svalutazioni non deducibili, oltre all’incremento di imposte estere.
Il gruppo chiude l’esercizio con una perdita netta di 176 milioni, nettamente diminuita rispetto al deficit di 389 milioni del 2016.
L’indebitamento finanziario netto al 31 dicembre 2017 è stato pari a 116 milioni, in calo dell’89,1% rispetto alla fine del 2016, grazie al flusso di cassa positivo generato dalla gestione operativa e alla liquidità derivante dalla dismissione di cespiti.
Il management di Edison prevede di concludere l’esercizio 2018 con un Ebitda compreso tra i 670 e i 730 milioni, previsione inferiore rispetto alla guidance del 2017 per via di uno scenario di prezzi e margini meno favorevole.