Altra chiusura negativa per i listini europei, mentre a Wall Street gli indici americani scambiano in frazionale ribasso. Il tutto nel giorno della seconda testimonianza congressuale del presidente della Federal Reserve, Jerome Powell, il quale ha ribadito che la banca centrale proseguirà con un rialzo graduale dei tassi di interesse, sottolineando che la lieve risalita dei salari non indica ancora un’accelerazione dell’inflazione.
A Milano il Ftse Mib archivia le negoziazioni con una perdita dello 0,7% a 22.448 punti, seguito dal Ftse 100 di Londra (-0,8%), il Cac 40 di Parigi (-1,1%), l’Ibex 35 di Madrid (-1,1%) e il Dax di Francoforte (-2%).
Sul fronte macro i dati statunitensi su sussidi per la disoccupazione e su spesa e reddito personali sono risultati leggermente migliori delle attese, mentre gli indici Pmi manifatturieri in Europa e Stati Uniti continuano a segnalare un’espansione del settore, seppure a tassi di crescita più contenuti rispetto ai record fatti registrare negli ultimi mesi.
Sul Forex il dollaro resta in prossimità dei massimi delle ultime sei settimane, in area 1,22 rispetto all’euro, spinto dai toni piuttosto restrittivi di Powell. Tiene le posizioni lo yen (USD/JPY a 106,9), mentre il governatore della Bank of Japan, Haruiko Kuroda, ha dichiarato che la normalizzazione della politica monetaria dovrà essere molto graduale per evitare shock all’economia.
Arretra ancora lievemente la sterlina, indebolita dalla bozza di trattato che l’Unione Europea intende presentare a Londra, nella quale si legge che l’Irlanda del Nord farà parte dell’unione doganale dell’Ue e la Corte di Giustizia Europea sarà l’arbitro per eventuali dispute legali tra Londra e Bruxelles sui futuri accordi diplomatici che regoleranno la Brexit.
Tra le commodities prosegue la discesa delle quotazioni del greggio, penalizzate dal report Eia che ha segnalato un aumento delle scorte americane e dal continuo incremento della produzione shale. Wti e Brent cedono circa un punto percentuale, rispettivamente in area 61 e 64 dollari al barile. In discesa anche l’oro a 1.310 dollari l’oncia, frenato dal recente rafforzamento del biglietto verde.
Calo generalizzato dei rendimenti obbligazionari, con il Bund decennale in area 64 centesimi e il Btp all’1,94%, separati da uno spread di 129 punti base, mentre il Treasury si attesta al 2,85 per cento.
Tornando a Piazza Affari, fra le big cap brilla LUXOTTICA (+5,2%), che ha avuto l’ok dall’Antitrust europea e degli Stati Uniti per la fusione con Essilor. Ben intonate anche FERRAGAMO (+1,4%) e BPER (+1,2%), oltre a TENARIS (+1%) e TERNA (+0,9%).
Debole A2A (-0,9%), dopo i dati di preconsuntivo che hanno evidenziato un Ebitda e un indebitamento in linea con le stime nel quarto trimestre 2017. Poco mossa LEONARDO (-0,1%) che ha siglato nuovi contratti per 17 elicotteri, appartenenti a tutti i modelli commerciali, per un valore complessivo di 140 milioni.
In calo STM (-3,9%), PIRELLI (-3,3%) e FCA (-2,8%), quest’ultima nonostante il calo inferiore alle attese delle immatricolazioni negli Usa a febbraio.