ll Ftse Italia Banche chiude la settimana con un lieve progresso dello 0,4% e in linea all’analogo europeo (+0,5%), contribuendo anche all’ottima performance del Ftse Mib (+3,8%).
Il comparto bancario è stato in parte frenato dall’incertezza generata dall’esito delle elezioni di domenica scorsa, che hanno visto il prevalere dei movimenti populisti, con equilibri che di fatto determinano una situazione di incertezza. Incertezza sia sugli sviluppi per la formazione del governo sia sulle posizioni che prevarranno riguardo alle tematiche inerenti agli istituti di credito, legati al doppio filo alle decisioni della Bce.
L’attenzione degli investitori resta puntata sulla ormai imminente divulgazione delle proposte definitive della Commissione Europea e della stessa Bce per la gestione dei crediti deteriorati. In merito a queste ultime il presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, ha ribadito ancora una volta che non spetta a Francoforte legiferare sulla gestione dei crediti deteriorati.
Nel listino principale le vendite si sono concentrate soprattutto sugli istituti che stanno per completare il proprio riassetto, in particolare per quanto riguarda il percorso di riduzione degli npl.
Bene Mediobanca (+2,3%), nella settimana in cui ha perfezionato l’accordo di partnership strategica con la svizzera RAM AI. L’andamento è stato supportato anche dall’avvio della copertura con un ‘buy’ da parte di Deutsche Bank con target price a 12,1 euro e dalla conferma dei rating da parte di Fitch.
Si mette in evidenza Intesa Sanpaolo (+1%), giudicata tra le banche più solide del panorama italiano ed europeo. L’Ad della controllata Fideuram, Paolo Molesini, ha dichiarato che si punta all’espansione all’estero con la Svizzera al centro del progetto
Tiene Mps (+0,4%), con il Ceo Marco Morelli che ha fatto presente come il recupero sarà lento e che al momento è ancora troppo presto per valutare se l’andamento della banca è in linea con il budget 2018. Secondo alcune indiscrezioni, la banca senese rischia che vengano attivati i tagli automatici stabiliti dalla Bce se non centra i target finanziari fissati dalla Commissione Europea per due trimestri consecutivi.
Nel Mid Cap ottava positiva sia per Popolare di Sondrio (+1,8%) che resta in attesa de pronunciamento della Consulta sulla riforma delle popolari ormai imminente, sia su Credem (+2,1%), la cui performance è stata sostenuta dalle parole del dg Nazzareno Gregori che in un’intervista ha precisato ancora una volta che la banca è pronta per un’aggregazione qualora si presenti la giusta occasione, continuando comunque a perseguire una crescita organica. La performance della banca italiana ha beneficiato anche dell’aumento del Cet1 dal 13,32% al 13,69% dopo che la Bce, lo scorso 1° marzo, ha dato il via libera a non dedurre dal calcolo dei propri coefficienti patrimoniali la partecipazione al 100% in Credemvita.
Tra le Small Cap scatta Banco Desio (+5,7%) in scia alle speculazioni sorte su una possibile aggregazione con Credem dopo alcune dichiarazioni rilasciate alla stampa dal già citato Gregori che, riguardo a Banco Desio ha detto: “Ci sono tante analogie e abbiamo un ottimo rapporto. Per noi non sarebbe un game changer, ma nel caso potrebbe avere un senso, benché non ci sia alcun dossier aperto. Qualora volessero aprirsi al mercato, saremmo aperti al dialogo. Nessuna forzatura, insomma”. Tuttavia, la banca brianzola tramite una nota ha fatto sapere che non c’è nessun dossier aperto con Credem e il gruppo è focalizzato sulla crescita per linee interne.
Balza Creval (+6,8%), in scia al successo dell’aumento di capitale da 700 milioni che ha registrato sottoscrizioni pari all’83,1%, corrispondenti a 581,6 milioni di fondi raccolti.
Sprinta Carige (+6%), con il mercato che resta in attesa delle mosse del neo azionista Raffaele Mincione dopo che il cda ha fatto sapere che non sussistono i motivi per il suo ingresso nel board.