Le principali banche italiane, in questi giorni, stanno aggiornando i piani di dismissione degli npl, che dovranno poi essere inviati alla Bce tra fine marzo e inizio aprile.
Secondo rumor di stampa, gli istituti tricolore più significativa starebbero lavorando ai piani di smaltimento dei crediti deteriorati insieme a primarie società di consulenza. Tutte le più grandi banche italiane si sono dati obiettivi di riduzione degli npl piuttosto ambiziosi.
Esattamente un anno fa le banche, per la prima volta, le banche avevano predisposto un piano d’azione per ridurre la propria esposizione nei crediti di cattiva qualità dopo che la Bce aveva pubblicato delle linee guida sulla questione.
Nell’ultimo anno la dialettica tra le banche e la Vigilanza di Francoforte è stata molto intensa e, in diversi casi, ha comportato una rivisitazione dei piani.
La Bce, pur non avendo mai fornito un npl ratio da rispettare, ha sempre demandato rigore agli istituti.
L’entrata in vigore del nuovo principio contabile, l’Ifrs9, a partire dal 1° gennaio 2018, ha consentito agli istituti di crediti di cambiare l’approccio in sede di prima applicazione (first time adoption).
In particolare, le banche potranno programmare anticipatamente le cessioni degli npl, svalutandoli al possibile valore di realizzo. Gli impatti non transiteranno da conto economico, ma determineranno solamente una riduzione del patrimonio suddivisa in cinque anni seguendo un principio non lineare.
I portafogli individuati come oggetto di dismissione, categorizzati come ‘hold to collect and sell’, dovranno essere dismessi in tempi abbastanza brevi.