Il Ftse Mib di Milano arretra nella seconda parte del pomeriggio e termina in calo dell’1,1% a 22.452 punti, sotto-performando gli altri listini continentali. A penalizzare Piazza Affari potrebbero avere contribuito le parole di Matteo Salvini, che ha escluso solamente il Pd (e non il M5S) da possibili accordi con la coalizione di centrodestra.
Chiudono poco mossi il Dax di Francoforte (+0,1%), il Ftse 100 di Londra (-0,1%), il Cac 40 di Parigi (-0,2%) e l’Ibex 35 di Madrid (invariato), mentre Wall Street ha nuovamente eroso i guadagni dell’apertura, passando in territorio negativo, indebolita ancora dai timori legati ad una possibile guerra commerciale. Washington, infatti, starebbe studiando la possibilità di imporre ulteriori dazi sulle importazioni dalla Cina per colpire soprattutto il settore della tecnologia e delle telecomunicazioni, con possibili eventuali ritorsioni da parte di Pechino.
Pesano in parte anche i dati sottotono di febbraio sulle vendite al dettaglio americane (-0,1%, come a gennaio, contro il +0,3% previsto). Sul fronte macro, oltre ai numeri in linea con le attese sull’inflazione tedesca e quelli deludenti sulla produzione industriale dell’Eurozona (-1%), sono state diffuse negli Stati Uniti anche le variazioni di febbraio dell’indice dei prezzi alla produzione (+0,2% a fronte del +0,1% stimato e del +0,4% di gennaio).
Queste ultime statistiche giungono all’indomani dei numeri in linea con le aspettative sui prezzi al consumo e lasciano intendere che la Fed non dovrebbe essere forzata ad accelerare il ritmo di rialzo dei tassi di interesse. Da segnalare inoltre i dati cinesi sulla produzione industriale, che hanno mostrato un’inattesa accelerazione (+7,2%), spingendo i titoli del settore minerario.
Sul Forex il cambio euro/dollaro rimane in flessione a 1,237, indebolito in parte dai commenti di Draghi secondo cui i recenti apprezzamenti non sono completamente sostenuti dai fondamentali, mentre il dollaro/yen arretra a 106,25.
Tra le materie prime l’oro si mantiene in area 1.324 dollari l’oncia, mentre per quanto riguarda il petrolio Wti e Brent oscillano rispettivamente intorno a 60,6 e 64,5 dollari al barile, dopo i dati Eia sulle scorte settimanali statunitensi che hanno evidenziato un incremento oltre le attese delle riserve di greggio ma anche un calo di benzina e distillati. Intanto, l’Opec ha alzato per il quarto mese consecutivo le aspettative sulla crescita dell’output degli Stati Uniti e degli altri produttori non Opec.
Sull’obbligazionario, infine, il rendimento del decennale italiano gravita in area 2%, in controtendenza rispetto al calo generalizzato degli altri governativi europei, ampliando il differenziale con il Bund tedesco a 141 punti base.
Tornando a Piazza Affari, chiude in controtendenza LEONARDO (+1,7%) in attesa dei risultati, dopo la firma del contratto per la fornitura di 28 elicotteri in Qatar, dal valore di oltre 3 miliardi di cui 1,2 miliardi di competenza dell’ex Finmeccanica.
Positive solo BANCA GENERALI (+0,5%) e FINECO (+0,15%), mentre chiudono sottotono BUZZI (-2,6%), UNIPOL (-2,5%) e ATLANTIA (-2,5%), che ha raggiunto l’accordo con Acs -Hochtief per l’offerta congiunta su Abertis. Tra le utilities arretra SNAM (-1,2%), dopo i risultati 2017 e la revisione al rialzo dei target del piano industriale.
Deboli le banche, nel giorno in cui la Commissione Europea ha divulgato un pacchetto di misure per ridurre l’esposizione dei crediti deteriorati, con l’obiettivo di eliminare lo stock già esistente ed evitarne un ulteriore accumulo.