Raffaele Mincione, il finanziere che è entrato con una quota del 5,4% nel capitale di Carige, non ha nessuna intenzione di mollare la presa sulla banca, anzi annuncia, in un’intervista, di non escludere di incrementare la propria quota al 9,9 per cento. Mincione esce allo scoperto, spiegando le ragioni del suo investimento e la sua visione sul futuro della banca.
Futuro che passa, a suo modo di vedere, per un’aggregazione con un altro istituto di credito, che Mincione considera imprescindibile. Mincione traccia poi l’identikit del partner ideale di Carige. Un istituto di credito italiano di medie dimensioni e con una presenza territoriale complementare rispetto a quella di Carige, concentrata in Liguria e in Toscana. Un nome che corrisponde alle caratteristiche potrebbe essere quello di Banco Bpm, un altro istituto di cui il finanziare di adozione londinese ma italiano di nascita aveva tentato una scalata e di cui conserva ancora una quota inferiore al 2 per cento.
Mincione dichiara il suo appoggio al piano di ristrutturazione messo a punto dall’Ad Paolo Fiorentino, che dichiara di aver incontrato solo dopo l’acquisto delle azioni e che gode del suo appoggio.
Quanto alle mosse a breve, Mincione non intende chiedere nella prossima assemblea la revoca del cda, cosa che sarebbe teoricamente possibile, ma poiché non potrebbe essere contestualmente nominato il nuovo board in quanto non previsto all’ordine del giorno, aprirebbe una fase di incertezza negativa per l’istituto. Il gestore ha infatti scritto una lettera al presidente Giuseppe Tesauro per chiedere una rappresentanza nel cda dopo l’ingresso nel capitale, ma la domanda non è stata accolta.
Certo, il finanziere che definisce il suo trust un fondo attivista, non intende rimanere alla finestra. Soprattutto nei confronti del principale socio Vittorio Malacalza, che detiene il 20,6 per cento. “La banca non ha padroni ma azionisti”, dichiara Mincione, affermando appunto di voler agire nell’interesse di tutti i soci.
Per questo non si presenterà alla prossima assemblea per votare il bilancio, in quando espressione di un board che non rappresenta l’azionariato, e cerca alleati tra gli investitori dell’istituto. Magari proprio quel Gabriele Volpi che, con una quota del 9%, potrà fare da ago della bilancia degli equilibri.