Mattinata in calo per le Borse europee, in scia alle vendite che hanno travolto Wall Street ieri e i mercati asiatici stamane sui timori per la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina. Poco dopo mezzogiorno il Ftse Mib di Milano cede l’1,1% in area 22.140 punti. Il Dax di Francoforte (-1,3%), il Ftse 100 di Londra (-0,5%) e l’Ibex 35 di Madrid (-1,1%) sono sui minimi da oltre un anno e il Cac 40 di Parigi (-1,3%) viaggia sui livelli di fine agosto 2017.
I listini si apprestano dunque ad archiviare una settimana difficile, appesantiti dalle tensioni tra Pechino e Washington innescate dalle nuove tariffe e sanzioni commerciali, per 60 miliardi di dollari, firmato ieri da Trump. La Cina ha risposto mettendo nel mirino 128 prodotti americani, per un totale di 3 miliardi di dollari, nel caso si giunga prima ad un accordo.
A preoccupare i mercati contribuisce anche il nuovo avvicendamento tra i collaboratori del presidente americano con la nomina di Bolton, notoriamente rigido contro Iran e Nord Corea e contrario all’accordo sul nucleare iraniano, alla carica di consigliere per la sicurezza al posto di McMaster.
Sul Forex gli acquisti premiano lo yen, valuta favorita nelle fasi incerte del mercato. Il cambio con il dollaro buca al ribasso la soglia di 105 per la prima volta da novembre 2016, mentre il cross con l’euro è in calo a 129,4. In lieve rialzo il cambio euro/dollaro, a quota 1,233, dinamica che contribuisce a penalizzare gli esportatori della regione europea.
Il clima di avversione al rischio sostiene l’oro, risalito a 1.342 dollari l’oncia. Poco mosso il petrolio, con Wti e Brent rispettivamente a 64,5 e 69 dollari al barile, dopo un precedente rialzo agevolato anche dalla nomina di Bolton.
Scarsi movimenti in mattinata sull’obbligazionario, con il Btp decennale all’1,89% e lo spread con il Bund in lieve rialzo a 137 punti base.
A Piazza Affari proseguono le vendite su STM (-4,6%), penalizzato anche dalla debolezza generale dei tecnologici e su TENARIS (-3,5%), dopo il tonfo di ieri in scia all’esclusione dai dazi Usa della Corea del Sud, i cui produttori di tubi sono tra i principali competitor del gruppo.
Sottotono banche e industriali, mentre viaggiano in controtendenza LEONARDO (+0,5%) e le utilities, in particolare TERNA (+1%) all’indomani della presentazione del nuovo piano industriale, A2A (+0,6%) ed ENEL (+0,4%) dopo i conti del 2017.
Poco mossa infine TELECOM ITALIA (-0,1%) dopo la decadenza del Cda a seguito delle dimissioni del presidente Arnaud de Puyfontaine, del vicepresidente Giuseppe Recchi e di altri consiglieri per un totale di 8 su 15. Convocata per il prossimo 4 maggio l’assemblea per il rinnovo integrale del board.