L’Ad del gruppo nato 15 mesi fa dalla fusione di Banca Popolare di Milano e Banco Popolare è convinto che l’aggregazione dei due istituti sia stata una scelta vincente. E potrebbe preludere ad altre mosse nelle zone del Nord Italia, una volta realizzati gli obiettivi del piano. Un lavoro che sta andando bene e i cui tempi sono in anticipo rispetto alle previsioni. Ma che in Borsa non è stato, secondo il manager, ancora valorizzato a pieno. Un fattore in grado di migliorare il sentiment sarà rappresentato dal risultato economico 2018, previsto in miglioramento rispetto al 2017, e che potrebbe prevedere il pagamento di un dividendo.
Giuseppe Castagna, amministratore delegato di Banco Bpm, ha le idee chiare sul futuro dell’istituto da lui guidato. Come prima banca nata da una fusione sotto la supervisione della Bce ha visto subito che il percorso non era facile ma, una volta realizzati gli obiettivi del business plan, i vantaggi per gli istituti sono notevoli. Per questo il manager si è impegnato per imprimere un’accelerazione alla struttura nella realizzazione degli obiettivi.
Un processo realizzato con successo e che ha visto già nel primo anno dalla nascita la cessione di tutti i doppioni che si erano creati, nella bancassurance e nell’asset management tanto per citare due esempi, per arrivare a una fisionomia del gruppo più razionale e che ha portato a un eccesso di capitale di due miliardi rispetto ai minimi regolamentari.
Riserva che è stata subito sfruttata per accelerare il processo di de-risking portando il nuovo target di cessioni a 13 miliardi al 2020, contro gli 8 miliardi previsti dal piano. Cifra che sarà già superata il prossimo mese di giugno quando gli smobilizzi arriveranno a quota 10 miliardi, una volta arrivato il rating da parte delle agenzie, passaggio necessario per poi procedere alla prevista cartolarizzazione da 5 miliardi.
Castagna, in un’intervista, traccia quale potrà essere il futuro della banca. Che, dimostrando di saper gestire con successo il processo di aggregazione alla base della sua nascita, potrà assorbire altre realtà, una volta realizzati gli obiettivi del piano e con un focus nelle ragioni dove il gruppo punta a un ruolo competitivo di primo piano, quali Piemonte, Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, Liguria e Veneto.
La strada delle aggregazioni è, secondo il numero uno di piazza Meda, quella che permetterà alle banche di dimensioni minori di superare le sfide rappresentate dalla regolamentazione, dalla concorrenza e dagli investimenti richiesti dall’evoluzione tecnologica.
Per Castagna, nonostante fondi come Invesco e Capital abbiano acquisito quote importanti, attorno al 5% del capitale, dimostrando di credere nel gruppo, le quotazioni di Borsa del titolo non rispecchiano ancora i frutti del percorso effettuato finora.
Il manager, escludendo ancora una volta la necessità di un’ulteriore ricapitalizzazione, è fiducioso del fatto che nel 2018 il risultato economico possa essere positivo e che si possa aprire uno spiraglio per il pagamento di un dividendo, sempre rispettando le prescrizioni della Bce e con un occhio attento all’andamento del piano di de-risking e degli equilibri di solidità patrimoniale.