Non è previsto per il 2018 il debutto a Piazza Affari di Nexi, la società dei pagamenti digitali nato dalla fusione fra Icbpi e CartaSì. Tuttavia, proseguono le discussioni per una possibile uscita dal capitale delle banche tuttora socie del gruppo.
Attualmente il capitale di Nexi, che gestisce 27 milioni di carte di pagamento e 2,7 miliardi di transazioni ogni anno, conta su 733 mila punti vendita convenzionati in Italia con transazioni pari a 120 miliardi, fa capo ai fondi Bain, Advent e Clessidra. La cordata detiene la partecipazione attraverso la holding Mercury.
Proprio quest’ultima potrebbe rilevare anche le quote di minoranza che fanno capo alle banche ancora presenti nel capitale. Si tratta di piccole partecipazioni ma, sulla base di una stima del gruppo pari a 3 miliardi, corrisponde a cifre che fanno gola agli istituti di credito alle prese con le necessità regolamentari di solidità patrimoniale e che vogliono fare cassa per portare avanti i propri piani di smaltimento dei crediti.
Nel dettaglio, nel capitale di Nexi sono presenti Banco Bpm con il 2,5% (che varrebbe circa 75 milioni), Creval con il 2% (60 milioni), Bper con l’1,5% (45 milioni) e Ubi con l’1% (30 milioni).
L’Ad Paolo Bertoluzzo, a margine di un convegno, ha confermato che è in corso la discussione per l’uscita di tali banche dal capitale. “L’elemento catalizzatore è il via libera di Bankitalia alla separazione delle attività di pagamento. Se sarà loro interesse usciranno, altrimenti resteranno nel capitale. Noi siamo contenti in entrambi i casi, perché avere a bordo nel nostro percorso di sviluppo alcune banche nostre importanti clienti è comunque un valore”, ha osservato il manager, precisando che “le scelte delle singole banche avverranno nei prossimi pochi mesi”.
Quanto alla quotazione, Bertoluzzo ha puntualizzato che: “Non esistono piani precisi al momento. Sicuramente non quest’anno. Quindi vedremo poi”.