Fincantieri – Il business navi da crociera spinge i conti del 2017

Il gruppo ha archiviato il 2017 con ricavi in aumento del 13,3% a oltre 5 miliardi, trascinato dal settore Shipbuilding, in particolare dal business delle navi da crociera. Deciso miglioramento dei margini operativi per effetto della maggiore redditività delle commesse in produzione e delle azioni di efficientamento produttivo, con l’Ebitda cresciuto del 28% a 341 milioni e l’Ebit del 41% a 221 milioni. L’utile netto è più che raddoppiato a 57 milioni, mentre l’indebitamento finanziario netto si è dimezzato a 314 milioni.

Fincantieri ha chiuso il 2017 con risultati in linea al piano industriale 2016-2020 e superiori rispetto al consensus tranne che a livello di utile.

Nel dettaglio, i ricavi sono cresciuti del 13,3% a superando i 5 miliardi (4.958 milioni il consensus), sostenuti in particolare dal settore Shipbuilding. Quest’ultimo ha segnato un +19,6% a 3.883 milioni, con un +27,5% a 2.649 milioni nel business della navi da crociera, grazie soprattutto alle maggiori dimensioni e valore delle navi in costruzione, e un +5% a 1.212 milioni in quello delle navi militari.

Il segmento Offshore, invece, ha segnato un -1,8% a 943 milioni, riconducibile all’effetto cambi negativo per 3 milioni legato alla corona norvegese e alla riduzione delle attività produttive per il calo della domanda di mezzi offshore.

Infine, il settore Sistemi, Componenti e Servizi ha registrato un incremento del 12,7% a 558 milioni, grazie all’aumento dei volumi di cabine e aree pubbliche a supporto del business delle navi da crociera e delle attività di assistenza post vendita legata ai progetti di rinnovo della flotta della Marina Militare italiana.

A livello di gestione operativa, l’Ebitda è cresciuto del 27,7% a 341 milioni (325 milioni il consensus), con un’incidenza sul fatturato al 6,8% (+80 punti base), grazie soprattutto alla forte performance nel settore Shipbuilding (+45,4% a 269 milioni) per effetto della maggiore redditività delle commesse in produzione e delle azioni di miglioramento dei processi di produzione e progettazione. Deciso miglioramento anche dell’Ebit, balzato del 40,8% a 221 milioni con un ros al 4,4% (+90 punti base).

Il risultato d’esercizio adjusted ha segnato un +51,7% a 91 milioni. L’utile netto, invece, è più che raddoppiato a 57 milioni (66 milioni il consensus).

Dal lato patrimoniale, l’indebitamento finanziario netto, rispetto al 31 dicembre 2016, è pressocché dimezzato a 314 milioni (445 milioni il consensus) per effetto soprattutto dell’incasso della rata finale delle unità cruise consegnate che, insieme agli anticipi incassati in relazione ai nuovi contratti cruise e militari, hanno più che compensato l’assorbimento di risorse finanziarie generato dalla crescita dei volumi di produzione.

Al 31 dicembre 2017 Fincantieri ha in portafoglio nuovi ordini per 8.554 milioni rispetto a 6.505 milioni dell’esercizio precedente (+31%), con un book-to-bill pari a 1,7 (1,5 nel 2016). Negli ordini complessivi, al lordo dei consolidamenti, il settore Shipbuilding pesa per l’88% (80% nel 2016), l’Offshore per il 10% (17% nel 2016) e i Sistemi, Componenti e Servizi per il 7% (10% nel 2016).

Il carico di lavoro complessivo (valore residuo degli ordini non ancora completati)è risultato pari a 26,1 miliardi, di cui 22 miliardi di backlog (18,2 miliardi al 31 dicembre 2016) e 4,1 miliardi di soft backlog (5,8 miliardi al 31 dicembre 2016) con uno sviluppo delle commesse in portafoglio previsto fino al 2026.

Infine, il cda ha proposto la distribuzione di un dividendo pari a 0,01 euro per azione.

Per quanto riguarda l’evoluzione della gestione, il nuovo piano industriale 2018-2022 conferma le linee di intervento tracciate nel precedente business plan e l’obiettivo di consolidare la leadership del gruppo in tutti i settori a maggior valore aggiunto della cantieristica navale a livello globale.

In particolare, per il 2018 Fincantieri prevede ricavi in crescita del 3-6% (+9% il consensus), un Ebitda margin al 7,5%  (7% il consensus), un indebitamento finanziario netto tra 0,4 e 0,6 miliardi e un margine dell’utile netto adjusted all’1,8-2 per cento.