In seguito ai rumor dei giorni scorsi riguardanti una sostituzione del numero uno esecutivo dell’istituto di Francoforte, non è tardata ad arrivare la replica del Ceo John Cryan, il quale ha precisato che continuerà il suo lavoro in Deutsche Bank.
Il banchiere, in particolare, ha rivendicato i risultati conseguiti dalla banca, a partire dalla quotazione di Dws, la storica controllata del gruppo che si occupa asset management, la quale ha debuttato positivamente sul listino di Francoforte lo scorso 23 marzo. Il titolo ha avuto un incremento di valore pari all’1,7% rispetto al prezzo di collocamento, passando da 32,50 euro a 33,08 euro. Il valore azionario odierno si attesta a 31,52 euro, registrando un apprezzamento prossimo allo zero rispetto al valore di ieri (+0,1%) e una diminuzione, rispettivamente, del 3% e del 4,7% rispetto al prezzo di collocamento e al prezzo di fine seduta del primo giorno di quotazione.
Cryan, inoltre, ha sottolineato la capacità dimostrata dalla banca nell’aver mantenuto la propria quota di mercato nei settori del trading e del fixed income.
Tuttavia, i mercati sembrano proprio non avere premiato la gestione dell’attuale Ad. Basti pensare che il titolo, a Francoforte, ha perso da inizio anno quasi il 30 per cento. Tale dato sarebbe pertanto una conferma di ciò che molti analisti sostengono: Cryan è riuscito a ridurre i costi della banca e a migliorarne la solidità patrimoniale ma non è dotato di quel carisma necessario a infondere fiducia negli investitori e, più in generale, a tutta la comunità finanziaria.
Inoltre, le performance reddituali del 2017 (l’esercizio si è chiuso in perdita e i ricavi sono complessivamente diminuiti del 12%), nonché l’incapacità di ridurre drasticamente i costi del personale, non hanno certamente giovato alla performance borsistica dell’istituto.
Dopo le dichiarazioni di Cryan, il titolo registra un apprezzamento dell’1,2% a 11,33 euro.
A prescindere da chi lo guiderà, sembra proprio in atto una revisione complessiva del modello di business della banca, che dovrebbe prevedere una riduzione ulteriore delle risorse destinate all’area investment banking e una valorizzazione del corporate finance.