Il Cda di Frendy Energy, attiva nella produzione di energia elettrica da impianti mini-hydro (potenza compresa tra 50KW e 500KW), ha approvato il bilancio di esercizio relativo al 2017.
Si segnala che i risultati del gruppo mettono in evidenza un netto calo rispetto al 2016, a causa della vendita e successivo deconsolidamento di Frendy Scotta.
Nel 2017 i ricavi sono diminuiti del 40,7% a 1,8 milioni; a parità di perimetro (senza il contributo di Frendy Scotta) il calo si riduce al 16,8% rispetto all’anno precedente. Una dinamica che sconta sia la scarsa piovosità, che ha particolarmente inciso sulla produzione di centrali come quella di Idracarrù, sia i mancati proventi derivanti dalle royalties su brevetti.
L’Ebitda si è ridotto di oltre il 64,3% a 721 milioni (-36,9% a parità di perimetro).
Dopo aver spesato ammortamenti per 1,1 milioni e 0,3 milioni riferiti alla svalutazione della centrale Chiusa di Nicorvo per ritardi nell’allacciamento alla rete, l’Ebit registra un deficit di 0,6 milioni, a fronte di un saldo positivo di 0,1 milioni nel 2016 (il dato proforma del 2016 mette invece in evidenza un deficit di 0,1 milioni).
Il conto economico si è chiuso infine con una perdita netta di 1 milione, un risultato in peggioramento del 38,7% su base annua. A parità di perimetro la perdita netta ammonta invece a 0,7 milioni (-2,6% a/a).
Dal lato patrimoniale, al 31 dicembre 2017 l’indebitamento finanziario si è incrementato di circa 2 milioni a 2,9 milioni rispetto a fine anno 2016. L’aumento è riconducibile agli investimenti per circa 2,7 milioni, relativi alla costruzione di tre nuovi impianti della controllata C.C.S. Blu. A tal proposito, gli impianti “Brida dei Cavalletti” e “Chiusa della Città” sono già entrati in esercizio a dicembre 2017, mentre l’entrata in produzione di “Chiusa di Nicorvo” è prevista per la seconda metà di quest’anno.
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