Titoli poco mossi nella prima seduta di Borsa, dopo l’assemblea di Carige che ha approvato il bilancio 2017 e che ha mostrato ancora una volta le tensioni al vertice tra l’amministratore delegato Paolo Fiorentino e il principale azionista Vittorio Malacalza.
Dopo una mattinata senza grosse oscillazioni, alle 14:00 le azioni della banca genovese segnano un andamento in linea con la seduta precedente e i titoli a 0,0082 euro, con volumi di scambi non importanti.
Ma l’assemblea di giovedì scorso, dalla quale è arrivato l’apprezzamento per il lavoro svolto da Fiorentino da parte del nuovo socio Raffaele Mincione per voce del suo rappresentante, è stata anche l’occasione per Malacalza per togliersi l’ennesimo sassolino dalla scarpa. Ancora una volta l’argomento riguarda le modalità dell’aumento di capitale, operazione di cui peraltro l’imprenditore piacentino riconosce l’esito positivo.
Il primo episodio contestato da Malacalza, tramite il proprio rappresentante, è il comunicato di Carige del 16 novembre 2017, alla vigilia della partenza dell’aumento di capitale, quando l’istituto ha reso noto la mancata piena realizzazione delle condizioni per la costituzione del consorzio di garanzia, suscitando, a detta di Malacalza, l’allarme tra i depositanti. Nel comunicato, Carige specificava che “L’amministratore delegato, facendo leva su quanto già realizzato del piano di rafforzamento patrimoniale presentato il 3 luglio scorso verificherà nelle prossime ore l’esistenza dei presupposti per il proseguimento del piano di risanamento della banca e per una eventuale proroga dei termini dell’operazione di aumento di capitale”.
Un segnale di grave incertezza al quale il gruppo Malacalza rispondeva con una nota il giorno stesso nella quale faceva sapere di volere sottoscrivere la quota di competenza dell’aumento e di avere chiesto alla Bce l’autorizzazione a salire al 28%, opportunità poi non colta dall’imprenditore.
Malacalza ha poi contestato ancora una volta i costi dell’operazione e il sistema delle garanzie, chiedendo dettagli sulla remunerazione e sugli impegni assunti dalle banche del consorzio, da Equita Sim e dai subgaranti. E, in particolare, dai due investitori Chenavari e Credito Fondiario, che hanno sottoscritto un pacchetto di titoli Carige in sede di aumento di capitale, come parte dell’accordo per rilevare rispettivamente Creditis e la piattaforma di gestione delle sofferenze. I due operatori hanno in seguito ceduto le azioni sul mercato.
Malacalza ha anche chiesto un aggiornamento sul piano del taglio dei costi e Fiorentino ha risposto facendo sapere che l’andamento dei primi due mesi mostra segnali incoraggianti ed è in linea con il piano 2018, mentre per quanto riguarda i costi sono state messe in cantiere nuove azioni di risparmio da attuare nel 2018.