Il quadro di riferimento per i prossimi anni presenta opportunità di sviluppo esogeno di grande valenza e la multi-utility bolognese si prepara a coglierle facendo leva sul successo dell’esperienza acquisita in più di 15 anni. Obiettivo al cui servizio il piano industriale al 2021 assegna ben 1,3 miliardi dei quasi tre a sostegno della crescita (di cui 1,6 destinati alla componente organica).
Hera archivia il 2017 con risultati superiori alle aspettative e si prepara ad affrontare il prossimo futuro con le carte in regola per beneficiare appieno di uno scenario che si conferma positivo.
Il 2017 presenta infatti una crescita del 7,4% a 984,6 milioni dell’Ebitda, mentre l’utile si fissa a 251,5 milioni, in progresso del 21,3% consentendo la distribuzione di un dividendo di 9,5 centesimi per azione, a fronte dei 9 centesimi dell’anno precedente.
Risultati grazie ai quali il gruppo registra un ulteriore rafforzamento anche nella struttura patrimoniale. L’indebitamento finanziario netto, infatti, si è ridotto dell’1,4% a 2.523 milioni, grazie alla forte generazione di cassa che ha consentito di finanziare i maggiori investimenti per 440,5 milioni, l’attività di M&A e coprire integralmente il pagamento a giugno dei dividendi annuali (per complessivi 140 milioni).
“Solidità e capacità reddituale grazie alla quale – come sottolinea il presidente di Hera, Tommaso Tommasi di Vignola – sapremo e potremo cogliere le opportunità di sviluppo che il prossimo futuro dovrebbero crearsi grazie anche alle iniziative messe in cantiere dal Governo.
Più in particolare, aggiunge il presidente, “potremo accedere alla grande esperienza cumulata in questi ultimi 15 anni sul fronte della crescita esogena e quindi accelerare sul fronte dell’acquisto e integrazione di società attive in pressoché tutti i cinque core business del gruppo”.
E tutto ciò in quanto “anche gli studi più recenti confermano livelli di servizio ed efficienza molto eterogenei sul territorio, ma spesso insoddisfacenti a causa dell’elevata frammentazione degli operatori. Questo anche se gli stessi studi assegnano al settore dei servizi di pubblica utilità un ruolo di primaria importanza poiché contribuiscono a circa il 7% del Pil nazionale”.
E per dare una dimensione quantitativa al fenomeno è sufficiente accedere all’ultimo censimento del governo, che nel 2014 ne contava ben 1.500.
Numero molto lontano dagli standard dell’Unione Europea e proprio per questo Governo e Autorità nazionale hanno messo a punto le azioni miranti ad una razionalizzazione del settore. Il tutto anche per migliorare l’efficienza e la trasparenza di questi servizi.
Distribuzione del gas – gli operatori dovrebbero scendere da 200 a meno di venti entro il 2022 anche quale conseguenza delle gare per il rinnovo delle concessioni in programma nei prossimi cinque anni su tutto il territorio nazionale.
Procedure competitive pensate per promuovere il consolidamento degli operatori, favorendo quelli più efficienti ed in grado di sostenere i maggiori piani di investimento. Iniziative grazie le quali, coem ricordato, si dovrebbe assistere ad una riduzione del numero dei gestori da oltre 200 a circa una ventina.
Business ambientali – novità importanti sono attese dopo che lo scorso anno il Governo ha stabilito il passaggio della regolamentazione del settore ambientale all’Autorità per l’Energia, il Gas ed il Servizio Idrico.
La nuova Autorità è stata ribattezzata ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) e fra le sue priorità figura una maggiore omogeneità delle tariffe e della qualità del servizio a livello nazionale applicando iniziative analoghe a quelle introdotte per il servizio idrico.
Obiettivi da ottenersi anche tramite la definizione di meccanismi di gara per l’assegnazione delle concessioni relative allo spazzamento e alla raccolta dei rifiuti urbani. Modifiche grazie le quali il Governo mira a raggiungere nel medio termine una razionalizzazione di un’attività rimasta l’unica senza una regolazione moderna e razionale.
Business liberalizzati – anche in questo comparto il legislatore vuole promuovere maggiori livelli di competizione a vantaggio dei consumatori finali. Nel DdL Concorrenza del 2017 è stata così inserita la previsione di una completa liberalizzazione del mercato elettrico a partire dal primo luglio del 2019.
Iniziative di grande valenza poiché ad oggi ci sono circa 20 milioni gli utenti che non hanno ancora scelto un fornitore di energia sul mercato libero. E l’avvio di questo processo rappresenta un’opportunità per stimolare la concorrenza e far emergere le società con i migliori livelli di servizio e le maggiori economie di scala.
Il prossimo futuro dovrebbe quindi essere caratterizzato dalla presenza di fattori che convergono in direzione di un consolidamento degli operatori di minori dimensioni.
Condizione ideale per Hera, che potrà accedere al suo usuale modello di sviluppo: coniugare le economie di scala e le sinergie (crescita interna) con l’espansione del proprio perimetro di riferimento (crescita esterna), integrando altre aziende del settore.
Ricordiamo al riguardo che sin dalla costituzione sono state fuse 25 società in territori contigui, permettendo a Hera di raggiungere posizioni di mercato di spicco a livello nazionale e quintuplicare il margine operativo lordo. Un processo favorito anche da un assetto proprietario ampiamente diversificato e che demanda la gestione del Gruppo ad una governance che si rifà a logiche di tipo industriale e manageriale.
Strategia riproposta nel 2017 con alcune importanti acquisizioni sui mercati liberalizzati.
Nella vendita di energia è stato perfezionato l’acquisto di pacchetti di clienti (Verducci Servizi e Azzurra Energie) nella regione Abruzzo, dove nell’ultimo triennio sono state acquisite quattro società (Alento Gas, Julia Servizi Più, Fucino Gas e Gran Sasso) a cui se ne è aggiunta una quinta in questo 2018, la Blu Ranton con circa 17.000 clienti.
Operzioni grazie le quali Hera è oggi il primo operatore in questi territori, con circa 225.000 clienti. Sempre nello stesso periodo è stato acquistato da Eni un portafoglio di clienti della provincia di Gorizia, dove il Gruppo già eroga i servizi di distribuzione del gas e dell’energia elettrica.
Nel settore del trattamento dei rifiuti sono state concluse due acquisizioni: Aliplast e Teseco. Quest’ultima risponde all’obiettivo di potenziare la capacità impiantistica dedicata al riciclo dei rifiuti industriali, permettendo l’espansione in uno dei più importanti distretti industriali della regione Toscana, dove il Gruppo era già presente dalla fine del 2015 con Waste Recycling. Aliplast ha invece permesso di aggiungere un nuovo anello alla catena del valore del settore: grazie ad essa Hera è infatti ora in grado di entrare in una nuova fase e di essere tra i precursori a livello nazionale nello sviluppo di un modello di business circolare.