Seduta in spolvero fin qui per le Borse del Vecchio Continente, rinfrancate dall’attenuarsi delle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina. Intorno a mezzogiorno il Ftse Mib di Milano avanza dell’1,6%, pressoché in linea con il Dax di Francoforte (+1,8%), il Ftse 100 di Londra (+1,3%), il Cac 40 di Parigi (+1,7%) e l’Ibex 35 di Madrid (+1,6%).
Dopo il botta e risposta degli ultimi giorni, le due superpotenze hanno corretto il tiro, lasciando la porta aperta alle trattative per il raggiungimento di una soluzione condivisa al fine di evitare l’imposizione di tariffe reciproche.
La mattinata è stata scandita da una fitta batteria di dati macro, in primis quelli di Markit relativi all’attività terziaria e alla produzione economica dei Paesi europei, che hanno confermato un rallentamento del ritmo di crescita nel mese di marzo. Da segnalare nell’Eurozona anche i numeri di febbraio sui prezzi alla produzione (+0,1% mensile, +1,6% annuo), sostanzialmente in linea con le attese, e quelli sulle vendite al dettaglio (+0,1% m/m, +1,8% a/a), inferiori alle aspettative.
Sul Forex il cambio euro/dollaro rimane lievemente al di sotto di quota 1,23 mentre si attenuano gli acquisti sulla valuta rifugio yen, consentendo al cambio fra biglietto verde e divisa nipponica di tornare in area 107.
Ritraccia anche l’oro, safe asset per eccellenza, in discesa a 1.327 dollari l’oncia. Poco mosse le quotazioni del petrolio, con Wti e Brent rispettivamente a 63,3 e 68 dollari al barile, dopo il recupero di ieri innescato dal calo a sorpresa delle scorte statunitensi mostrato dai dati settimanali dell’Eia.
Nuovamente in rialzo i rendimenti sull’obbligazionario, in seguito alla discesa di ieri, con il tasso sul Btp decennale in rimonta all’1,76% e lo spread dal Bund fermo a 123 punti base.
A Piazza Affari tornano gli acquisti sulla maggior parte del listino principale, in particolare BUZZI (+3,4%), sui titoli della galassia Agnelli FCA (+3%), CNH (+3,2%) ed EXOR (+2,9%), oltre che su TELECOM ITALIA (+3,1%), sostenuta dal possibile ingresso di Cdp nel capitale con una quota fino al 5 per cento.
Ben intonati i bancari, tra cui UNICREDIT (+1,7%) che sta studiando la cessione di circa 2 miliardi di crediti deteriorati da realizzare entro il 2018. Tonica, infine, ATLANTIA (+2,1%) che ha confermato ad Edizione l’intenzione di avvalersi, subordinatamente all’esito positivo dell’Opa su Abertis, del diritto di vendita alla holding finanziaria dei Benetton della partecipazione in Cellnex pari al 29,9% detenuta dal gruppo spagnolo delle autostrade, qualora non pervengano entro il 16 aprile 2018 offerte migliorative rispetto alle condizioni garantite da Edizione.