Mercati – Deboli su tensioni commerciali e job report Usa, vola Tim (+6,9%)

Chiusura sotto la parità per le Borse del Vecchio Continente, mentre Wall Street accelera al ribasso annullando un tentativo di rimonta dopo l’apertura in calo. A Milano il Ftse Mib di Milano archivia le contrattazioni con una perdita frazionale dello 0,2% a 22.929 punti, con Tim in spolvero a +6,9 per cento. Negativi anche il Ftse 100 di Londra (-0,2%), il Cac 40 di Parigi (-0,3%), il Dax di Francoforte (-0,5%) e l’Ibex 35 di Madrid (-0,8%). Oltreoceano gli indici americani cedono circa un punto percentuale, dopo un avvio più soft in seguito ai dati sul mercato del lavoro statunitense.

Il job report ha evidenziato la creazione di 103 mila nuovi posti di lavoro nel settore non agricolo nel mese di marzo, inferiori alle attese di 185 mila unità, mentre il tasso di disoccupazione è rimasto invariato al 4,1 per cento. I salari medi orari sono cresciuti dello 0,3% mensile (+2,7% annuo) e in linea con le aspettative, mostrando un’accelerazione rispetto al +0,1% di febbraio (+2,6% a/a). Dati contrastanti che vedono da una parte il minore numero di nuove buste paga negli ultimi sei mesi e dall’altra una buona crescita dei salari, monitorati dalla Fed in chiave inflazionistica per le decisioni di politica monetaria.

Il report parzialmente deludente ha aggiunto instabilità ai mercati, già condizionati dalle tensioni tra Cina e Stati Uniti. Tensioni inasprite dall’ultima mossa di Trump, che ha incaricato la propria amministrazione di predisporre ulteriori tariffe per 100 miliardi di dollari sulle importazioni di prodotti cinesi.

Sul Forex, intanto, il dollaro resta volatile dopo il report e si rimangia parte dei guadagni della seduta precedente, tornando a quota 1,227 rispetto all’euro e a 107 yen.

Tra le commodities l’oro risale dai minimi intraday a 1.335 dollari l’oncia mentre le quotazioni del petrolio cedono terreno, penalizzate dalle tensioni commerciali, con Wti e Brent rispettivamente a 62,2 e 67,3 dollari al barile.

Sull’obbligazionario, infine, il rendimento del decennale italiano si attesta all’1,78%, separato da un differenziale con il Bund tedesco in aumento oltre i 128 punti base.

Tornando a Piazza Affari, vola TELECOM ITALIA (+6,9%), dopo l’annuncio dell’ingresso di Cdp con una quota del 5 per cento. Una mossa che potrebbe rappresentare il preludio per un accordo con il fondo Elliott, al fine di contrastare Vivendi, e potrebbe facilitare in futuro un’integrazione tra Open Fiber e la società che nascerà dallo spin-off della rete di Tim.

In evidenza anche MONCLER (+1,2%), le utilities A2A (+1,2%), SNAM (+1,2%), ITALGAS (+1,1%) e TERNA (+0,8%). Tra i bancari bene UBI (+0,9%), che starebbe valutando un’operazione di cartolarizzazione con assistenza pubblica (Gacs) per una cifra complessiva compresa tra i 3 e i 4 miliardi.

In frazionale rialzo ENI (+0,2%), che sarebbe in trattative con Qatar Petroleum per la vendita di una quota fra il 20 e il 35% della partecipazione detenuta nel giacimento di petrolio offshore di Campeche Bay, del quale al momento Eni possiede il 100 per cento. Scivolano in fondo al Ftse Mib, invece, PRYSMIAN (-4,4%) e CNH (-3,5%).