Potrebbe essere di dimensioni superiori rispetto alle attese, l’ammontare di Npl che Ubi si appresta a mettere sul mercato nel corso del 2018. Secondo alcune indiscrezioni di stampa, l’istituto guidato da Victor Massiah starebbe valutando un’operazione di cartolarizzazione con assistenza pubblica (Gacs) per una cifra complessiva compresa tra i 3/4 miliardi. Un portafoglio decisamente superiore rispetto agli 1/1,5 miliardi che venivano ipotizzati a febbraio, stime che comunque la banca non aveva confermato.
La posizione ufficiale dell’istituto sulla materia è quella comunicata nella nota rilasciata sui conti 2017, dove si annunciava che “E’ stata deliberata la vendita nel corso dei prossimi 3 anni di un pacchetto significativo di crediti deteriorati al fine di accelerare il raggiungimento di un ratio di crediti deteriorati lordi inferiore al 10% a cavallo tra il 2019 e il 2020, in funzione delle condizioni di mercato”.
La decisione di ricorrere allo strumento delle Gacs, come peraltro allo studio da parte di diverse altre banche, presenta una convenienza in termini di valutazione delle sofferenze, che gli istituti di credito non intendono farsi sfuggire.
In media, nelle ultime operazioni le banche sono riuscite a spuntare un prezzo attorno al 30/35% per i crediti deteriorati oggetto di cartolarizzazione. Un valore decisamente superiore a quelli a cui mediamente avvengono le cessioni sul mercato a operatori specializzati.
Recentemente, l’Ad Victor Massiah ha ribadito di non avere vincoli che premono per operazioni di cessioni straordinarie di sofferenze, ma di volere procedere nel cammino del de-risking solo a condizioni convenienti per la banca e per i suoi azionisti. E’ alla luce di queste considerazioni che l’istituto lombardo ha predisposto il piano di aggiornamento della strategia di gestione e riduzione degli npl presentata lo scorso 30 marzo alla Bce.
Intanto a Piazza Affari i titoli dell’istituto, che ieri ha concluso con successo l’emissione da 500 milioni della nuova categoria di bond senior non preferred, segnano un timido rialzo guadagnando lo 0,4% a 3,8 euro, mentre l’indice di settore cede lo 0,2 per cento.