Finale appena al di sopra della parità per i listini del Vecchio Continente, al termine di una seduta comunque prudente in attesa di sviluppi sulla Siria e sui rapporti tra Cina e Stati Uniti. A Milano, il Ftse Mib archivia le contrattazioni poco mosso (+0,1%) a 23.330 punti. Sostanzialmente invariati anche il Dax di Francoforte (+0,2%), il Ftse 100 di Londra (+0,1), il Cac 40 di Parigi (+0,1%) e l’Ibex 35 di Madrid (+0,1%). Nelle ultime battute della sessione europea ha pesato anche il passaggio in territorio negativo degli indici americani, dopo una partenza in frazionale rialzo.
Gli investitori internazionali mantengono un atteggiamento cauto in virtù delle tensioni tra Stati Uniti e Russia per la questione siriana, mentre sul fronte commerciale Donald Trump ha aperto ancora alla Cina e ha precisato che un eventuale rientro nel TPP, l’accordo di libero scambio tra 11 Paesi nell’Oceano Pacifico abbandonato nel gennaio 2017, avverrà solo a condizioni decisamente più favorevoli rispetto a quelle previste dalle trattative precedenti. A Wall Street l’attenzione torna a focalizzarsi anche sulla nuova earning season, con i conti di JP Morgan, Wells Fargo e Citigroup diffusi prima della campanella.
Sul Forex il cambio l’euro/dollaro si mantiene in area 1,232, dopo l’indebolimento di ieri in scia ai verbali piuttosto “dovish” della Bce, mentre il dollaro/yen risale a 107,5.
In ascesa la sterlina, che sale a quota 1,425 dollari e a 0,864 nei confronti dell’euro, supportata anche dalle aspettative di rialzi dei tassi da parte della Bank of England, in contrasto con l’atteggiamento relativamente accomodante emerso dalle minute della Bce pubblicate ieri.
Tra le materie prime, l’oro si apprezza a 1.343 dollari l’oncia e il petrolio si mantiene in prossimità dei massimi di tre anni, sostenuto dalle tensioni in Siria e dalle osservazioni dell’International Energy Agency, secondo cui l’eccesso di offerta che ha penalizzato i prezzi finora è prossimo ad estinguersi. Wti e Brent avanzano rispettivamente a 67,6 e 72,8 dollari al barile.
Sull’obbligazionario il rendimento del decennale italiano arretra poco sotto l’1,8%, separato da un differenziale con il Bund tedesco poco mosso a 127 punti base.
Fra le big cap di Piazza Affari i maggiori rialzi vengono segnati da PIRELLI (+1,5%), FERRAGAMO (+1,1%) e PRYSMIAN (+1%), oltre a CNH (+0,9%), in recupero grazie anche alle prospettive di consolidamento nel settore dei veicoli commerciali e al futuro spin-off del brand Iveco, dopo le ultime settimane condizionate dalle dimissioni del Ceo Richard Tobin e dalle ipotesi di introduzione di dazi su prodotti agricoli.
In calo AZIMUT (-3,3%) e debole anche TELECOM ITALIA (-1,4%), dopo la presentazione dei ricorsi da parte della società stessa e di Vivendi contro l’integrazione dell’ordine del giorno per l’assemblea del 24 aprile deliberata dai sindaci su richiesta di Elliott.
Riduce le perdite nel corso della giornata TENARIS (-0,4%), dopo l’avvio sottotono a causa dei dazi anti dumping, giudicati inferiori alle attese, imposti dall’amministrazione Usa verso l’import di tubi in acciaio OTCG provenienti dalla Sud Corea.
Poco mossa FCA (+0,3%) che ha aperto all’ipotesi di distribuire dividendi dal 2019, mentre il suo principale azionista EXOR (-0,5%) ha ribadito l’intenzione di rimanere nel capitale e supportare lo sviluppo della società automobilistica.