Il 2017 è stato un anno fortemente positivo per Irce, che si prepara a crescere ancora in termini di volumi, sfruttando anche le opportunità offerte dai mercati extra europei come Sud America e Cina. Il tutto mantenendo le proprie caratteristiche storiche di leadership di costo e tecnologica, in un settore altamente competitivo in cui la riduzione di costi e lo sviluppo tecnico rappresentano variabili chiave.
Irce, importante realtà che opera nel settore dei conduttori per avvolgimento e cavi elettrici, ha archiviato un 2017 in forte crescita, caratterizzato da volumi in aumento che hanno consentito un significativo miglioramento dei margini.
E l’andamento dei primi mesi del 2018 sembrano presagire il consolidamento di tale trend anche quest’anno, in un settore altamente competitivo in cui l’attenzione all’efficienza e l’innovazione giocano un ruolo fondamentale.
Il gruppo proseguirà quindi i propri sforzi volti all’innovazione di processo e alla riduzione dei costi, anche grazie ai benefici derivanti dall’industria 4.0 e attraverso un importante progetto mirato alla realizzazione di una nuova realtà produttiva nei paesi dell’Europa dell’Est.
Il tutto perseguendo una strategia che punta all’espansione nei mercati extra europei, sia in Sud America, dove il Brasile nel 2017 ha contribuito per oltre la metà della crescita del gruppo nel settore dei conduttori per avvolgimento, sia in Asia, con un occhio di riguardo alla Cina.
Filippo Casadio, presidente di Irce, illustra le priorità strategiche
“Consolidare la leadership di costo e tecnologica, caratteristiche storiche per la nostra società, e sviluppare la nostra presenza nei mercati extra europei al fine di migliorare i risultati ottenuti per i prossimi anni”.
Sono queste le priorità strategiche individuate da Filippo Casadio, presidente di Irce, “per rimanere tra i principali player del nostro settore, caratterizzato da una forte competitività e dove è richiesta una costante attenzione al miglioramento dell’efficienza e allo sviluppo tecnico”.
“Negli ultimi anni abbiamo sondato la possibilità di acquisire un concorrente ma non ci sono state le condizioni. Per il momento, quindi, i nuovi progetti si basano su una crescita per linee interne”.
“Per il futuro comunque – prosegue il Presidente – non escludiamo che ci potranno essere operazioni straordinarie che si configureranno più che altro come razionalizzazioni di mercato. Se si presenteranno delle opportunità di consolidamento verranno valutate”.
Leadership di costo
“Il nostro settore è caratterizzato da un elevato livello di competitività che porta a un’erosione dei margini, rendendo l’attenzione all’efficienza e alla riduzione dei costi una variabile fondamentale”.
Le principali voci di costo riguardano le materie prime, in particolare il rame il cui costo viene comunque trasferito al cliente, l’elettricità e la manodopera. “Da più di un anno, abbiamo cominciato ad investire nell’industria 4.0 prevalentemente in Europa e soprattutto nello stabilimento italiano di Imola e anche nel 2018 buona parte dei 7 milioni di Capex stimati riguarderanno investimenti secondo la nuova normativa”.
Non solo. Un’altra leva importante per il contenimento dei costi riguarda il progetto di una realtà produttiva in un paese dell’est Europa. “Siamo fortemente convinti – spiega Casadio – che nel nostro mercato la domanda si sposterà sempre più in quest’area e che sarà quindi strategico essere presenti con unità produttive sul quel territorio”.
Una scelta che rientra sia nell’ottica di “essere più vicini ai nostri clienti, che si stanno trasferendo in quelle aree per ragioni di costo, sia per avere noi stessi livelli di costo più competitivi, con risparmi principalmente su energia e manodopera”.
Leadership tecnologica
“Leadership tecnologica per noi vuol dire prevalentemente innovare il processo produttivo” spiega il presidente di Irce. Il gruppo emiliano si distingue in quanto dotato di moderni impianti produttivi, tecnologie all’avanguardia e processi avanzati di autocontrollo che garantiscono elevati livelli di qualità e produttività.
“Storicamente i nostri sforzi si concentrano su un continuo sviluppo tecnico di processo che ci porta a realizzare internamente parti di linee di produzione”.
L’espansione fuori dall’Europa: il Sud America
Altra priorità strategica del gruppo riguarda il rafforzamento della propria presenza nei mercati extra europei, che attualmente rappresentano circa il 20% del fatturato complessivo. In particolare, il gruppo intende espandersi in Sud America, dove Irce è presente dal 2007 con un impianto in Brasile.
Chiara dunque l’intenzione di cavalcare l’onda della ripresa degli ultimi anni registrata da tale mercato, con il Brasile che nel 2017 ha contribuito per oltre la metà della crescita del gruppo nel settore dei conduttori per avvolgimento.
“In Brasile abbiamo effettuato un importante investimento, dopo la forte crescita registrata lo scorso anno sul mercato interno, ora siamo impegnati a sviluppare la nostra presenza sull’intero mercato sudamericano, con l’obiettivo di ottimizzare la capacità produttiva attualmente installata”.
Rafforzarsi in Asia: il focus sulla Cina
Per quanto riguarda l’Asia, il gruppo è presente in India con una piccola realtà di produzione fili che molto probabilmente sarà conferita in una società di dimensioni più importanti.
Il principale progetto in tale area riguarda però la creazione di una presenza produttiva sul mercato cinese. La Cina è il più grande mercato al mondo dei conduttori per avvolgimento di macchine elettriche: “E’ strategico per il nostro Gruppo essere presenti con un’unità produttiva in tale area per sfruttare le opportunità che offre il mercato in termini di crescita di domanda e richiesta di nuovi prodotti in gran parte nel settore automotive”.
I risultati 2017
Il gruppo ha chiuso lo scorso esercizio con ricavi in crescita del 21% a 357,1 milioni, grazie soprattutto all’incremento del prezzo del rame che ha accelerato ulteriormente nell’ultimo trimestre.
Nel dettaglio, il fatturato nel settore dei conduttori per avvolgimento (senza la componente metallo) è aumentato del 6,6%, mentre nel settore cavi è cresciuto del 5,4% (senza la componente metallo).
La crescita dei volumi ha più che compensato l’incremento dei costi delle materie prime, portando a un deciso miglioramento dei margini operativi. L’Ebitda si è attestato a 18,4 milioni rispetto ai 6,9 milioni del 2016, con un’incidenza sui ricavi al 5,2% (+280 punti base), mentre l’Ebit è passato da un risultati negativo per 1,1 milioni a uno positivo di 10 milioni.
Rettificando per le operazioni di hedging sul rame, l’Ebitda adjusted si è attestato a 16,5 milioni (8,6 milioni nel 2016) e l’Ebit adjusted a 8,1 milioni (0,6 milioni nel 2016).
L’esercizio si è chiuso con un utile netto pari a 4,7 milioni, rispetto a una perdita di 0,2 milioni registrata l’anno precedente. Dal lato patrimoniale, infine, l’indebitamento finanziario netto, rispetto al 31 dicembre 2016, è aumentato di circa 18 milioni a 54,1 milioni principalmente per effetto dell’incremento del capitale circolante legato alla crescita dei volumi.
Le previsioni per il 2018
Per l’esercizio in corso, Banca Imi stima il proseguimento del trend di crescita dei ricavi, in linea con le previsioni del management, anche se a un tasso inferiore rispetto al 2017 con un conseguente leggero rallentamento dei margini.
I volumi di vendita nei primi mesi del 2018 hanno evidenziato un andamento positivo, con prospettive di consolidamento per l’intero anno. Il focus di Irce rimarrà dunque orientato alla riduzione dei costi, con un recupero di efficienza e un conseguente effetto positivo sui risultati complessivi del gruppo.
I ricavi dovrebbero aumentare del 3,6% a 370 milioni, trainati principalmente dalla crescita dei volumi. L’Ebitda è previsto in diminuzione del 7,5%, con un’incidenza sul fatturato al 4,6% (-60 punti base), e l’Ebit del 14,5% a 8,5 milioni, con un ros al 2,3% (-50 punti base.
L’utile netto è stimato in crescita dell’11,1% a 5,2 milioni, mentre l’indebitamento finanziario netto dovrebbe, rispetto al 31 dicembre 2017, dovrebbe ridursi di circa 2,7 milioni a 51,4 milioni.
Analisti – Per Banca Imi è buy
In un recente studio dello scorso 22 marzo, Banca Imi ha confermato la raccomandazione ‘add’ sul titolo, alzando il target price da 3,2 a 3,3 euro, pari a un up side di circa il 20% rispetto alle quotazioni attuali.
“A seguito dei risultati 2017, abbiamo rivisto al rialzo le nostre stime a livello di top line sia sul 2018 (+2,1% a 370 milioni) sia sul 2019 (+1,3% a 380 milioni) in scia alla crescita attesa dei volumi. Confermiamo le nostre previsioni sull’Ebitda margin, implicando quindi una crescita dell’Eps rispetto alle nostre precedenti stime dell’8,6% nel 2018 e del 6,4% nel 2019”.
Borsa
La performance del titolo da inizio anno segna un rialzo di circa il 3,7% rispetto al +2,6% del Ftse Italia Star, con le quotazioni del gruppo che hanno chiuso la seduta di ieri in area 2,7 euro, sui massimi da luglio 2007.
Estendo il periodo di analisi agli ultimi 12 mesi si rileva che le azioni di Irce hanno messo a segno un guadagno di circa il 35%, rispetto al +13% dell’indice di riferimento, il Ftse Italia Star. Nel dettaglio, dai minimi in area 2 euro di aprile 2017, il titolo ha intrapreso una risalita in concomitanza del miglioramento dei risultati economici, fino a toccare un massimo relativo a 3,2 euro lo scorso 26 febbraio.
Da tale momento, le azioni di Irce hanno perso oltre l’11%, risentendo anche del ritorno della volatilità sui mercati causata prima dai timori circa un’accelerazione nel restringimento della politica monetaria da parte della Fed e poi dalle tensioni commerciali tra Stati Uniti e Cina, fino ad arrivare alle recenti preoccupazioni per la situazione in Siria.
Criticità
Le prospettive di aumento dei volumi e le opportunità di espansione in nuovi mercati lasciano presagire un scenario di crescita per Irce, in un percorso che però non è esente da alcuni elementi di criticità.
In particolare, operare in settori tipicamente ciclici pone l’accento sui rischi relativi al rallentamento dell’economia globale, in un contesto in cui le politiche del presidente Usa Donald Trump stanno creando delle incertezze significative soprattutto per quanto riguarda la questione dei dazi.
Tali rischi sono ulteriormente accentuanti in un settore caratterizzato da un elevato livello di competitività, dove un calo della domanda rende ancor più fondamentale l’esigenza di ridurre i costi per far fronte a una flessione dei volumi.
Infine, un ulteriore elemento di criticità riguarda il costo delle materie prime, in particolare del rame. Se da una parte è vero che eventuali variazioni dei prezzi non hanno un effetto diretto sulla marginalità in quanto vengono trasferite al cliente, dall’altra producono un effetto contabile che impone al momento della redazione del bilancio, in caso di un calo del valore delle materie prime rispetto ai prezzi medi di acquisto, una svalutazione del magazzino al valore corrente o di realizzo.