Dopo l’esito positivo dell’aumento di capitale da 700 milioni, il management di Creval è ora focalizzato sull’implementazione del piano strategico, in particolare nell’ulteriore riduzione dello stock di npl e nel taglio dei costi. Inoltre, l’istituto ha cominciato a lavorare alla modifica della governance visto che il nuovo azionariato post aumento ha visto prevalere i grandi fondi internazionali.
Archiviato con successo l’aumento di capitale da 700 milioni, i vertici di Creval si stanno ora concentrando sull’implementazione del piano strategico, in particolare nella prosecuzione del de-risking e nel taglio dei costi. A ciò si aggiunge anche l’avvio del lavoro propedeutico per la revisione della governance.
A indicare le prossime mosse dell’istituto valtellinese è il presidente Miro Fiordi in un’intervista.
Il successo dell’aumento di capitale, che non ha comportato l’intervento del consorzio di garanzia, era tutt’altro che scontato. “Dopo una prima reazione molto negativa all’annuncio il mercato ha man mano compreso quanto l’operazione fosse credibile e solida, e in grado di mettere in evidenza la redditività sostenibile. Abbiamo dovuto fronteggiare reazioni non del tutto comprensibili, inclusa qualche mossa a sorpresa da parte delle società di rating ma alla fine l’operazione è stata pienamente compresa e accolta” ha sottolineato Fiordi.
A proposito del fatto che molti abbiano investito nella banca in vista di un potenziale aggregazione, Fiordi ha sottolineato che “Il percorso delle banche italiane è di un progressivo consolidamento. Però si presuppone che abbiano raggiunto un livello di comparabilità”.
Al momento – prosegue Fiordi nell’intervista – “tutte le banche medie stanno realizzando interventi radicali sul fronte della pulizia degli attivi, e il 2018 servirà proprio a questo. Quando ci si troverà in condizioni di piena comparabilità, sia in termini di npe ratio sia di capitale, allora sarà più facile assistere a un’evoluzione del mercato”.
Sempre sulla questione, il presidente dell’istituto lombardo ha affermato: “Si può pensare a merger o a forme di partnership evolute tra realtà significative. C’è un tema che riguarda le fabbriche prodotto, che sono una via per generare margini interessanti. Eventuali partnership in questo senso possono essere da analizzare, magari in preparazione di un merger”.
In riferimento all’ambito strettamente operativo, Fiordi ha spiegato che “Il nostro impegno è metterci pancia a terra nella realizzazione del piano. Abbiamo fatto l’accordo sindacale. Tra giugno e luglio contiamo di chiudere la parte relativa al de-risking, con l’ottenimento della Gacs. Entro settembre ci attendiamo di ottenere la validazione dei modelli interni. A questo stiamo accompagnando gli investimenti sul fronte delle attività tecnologiche, il tutto a servizio del rilancio commerciale e della profittabilità”.
Dopo l’assetto dell’azionariato delineatosi post aumento e che ha visto la prevalenza dei grandi fondi di internazionali trasformando di fatto l’istituto in una public company. il manager ha detto che sarebbe giusto allineare di riflesso la governance, per la cui revisione è stato avviato un cantiere ad hoc in vista dell’assemblea del 2019 che dovrà rinnovare il board.
Intorno alle 10:15 a Piazza Affari le azioni cedono lo 0,6% a 0,1271 euro, un andamento opposto a quello del Ftse Italia Banche (+0,4%).