Seduta positiva per i listini del Vecchio Continente, favoriti anche dall’inversione di rotta di Wall Street dopo un avvio debole. A Milano il Ftse Mib archivia gli scambi in rialzo dell’1,1% a 24.335 punti, sostanzialmente in linea con il Dax di Francoforte (+1%) e il Ftse 100 di Londra (+0,9%), mentre l’Ibex 35 di Madrid (+0,5%) e il Cac 40 di Parigi (+0,3%) terminano più arretrati.
Oltreoceano gli indici americani guadagnano oltre l’1% dopo aver azzerato le perdite iniziali, innescate anche dal job report in chiaroscuro di aprile, mentre l’incontro sul tema del commercio fra i rappresentanti di Stati Uniti e Cina si è concluso con le due parti ancora piuttosto distanti e saranno necessarie ulteriori trattative per dirimere le numerose questioni irrisolte.
I dati sul mercato del lavoro a stelle e strisce hanno evidenziato da una parte il minore tasso di disoccupazione degli ultimi 18 anni (3,9%), ma dall’altro un incremento inferiore alle attese dei non farm payrolls (164 mila) e una crescita mensile dei salari medi orari sotto le aspettative (+0,1%). Dati che nel complesso non dovrebbero modificare il graduale percorso di rialzo dei tassi da parte della Fed.
Per quanto riguarda l’Europa, invece, il calendario macroeconomico ha visto la pubblicazione degli indici Pmi finali di aprile, che continuano a segnalare una crescita solida ma più debole rispetto alla fine dell’anno scorso. A ciò si aggiunge l’aumento modesto delle vendite al dettaglio dell’Eurozona, ferme nel mese di marzo a +0,1% contro il +0,5% atteso. Numeri che, sommati al rallentamento dell’inflazione emerso ieri, sembrano in linea con la politica monetaria prudente della Bce.
Sul Forex il dollaro si rafforza ulteriormente nei confronti dell’euro, con il relativo tasso di cambio in calo a 1,194, mentre il dollaro/yen resta sostanzialmente stabile in area 109,2.
Tra le materie prime, l’oro si mantiene poco distante dai 1.310 dollari l’oncia; ben intonate le quotazioni del petrolio, con Wti e Brent rispettivamente a 69,5 e 74,7 dollari al barile, agevolate dalle aspettative su un’uscita degli Stati Uniti dall’accordo nucleare con l’Iran, con possibili conseguenze sulle esportazioni del terzo produttore Opec.
Nel comparto obbligazionario, invece, il rendimento del decennale italiano risale all’1,78%, separato da un differenziale con il Bund tedesco in aumento a 124 punti base.
A Piazza Affari spicca FERRARI (+7%), che tocca anche un nuovo record storico intraday a 114,7 euro all’indomani della pubblicazione dei risultati del primo trimestre 2018, migliori del consensus in termini di margini e utile netto. Acquisti anche su EXOR (+3,1%) e FCA (+3,2%), trainate dal Cavallino.
Inverte la rotta e termina positiva TELECOM ITALIA (+2,1%), dopo la vittoria della lista presentata da Elliott nell’assemblea per il rinnovo del cda. Il fondo americano si è aggiudicato così 10 amministratori su 15, mentre i rimanenti 5 sono stati scelti da Vivendi. In evidenza anche MEDIASET (+2,8%), che di fatto con la sconfitta dei francesi sul fronte Tim torna contendibile.
Sottotono MONCLER (-2,3%), che ha diffuso il dato sui ricavi del primo trimestre. Poco sotto la parità GENERALI (-0,2%), che ha pubblicato oggi i risultati al 31 marzo, e FERRAGAMO (-0,5%).