L’Assemblea degli Azionisti di Eni ha approvato ieri il bilancio d’esercizio 2017, chiuso con un utile di 3,58 miliardi.
I soci hanno anche approvato il dividendo di 0,80 euro per azione, di cui 0,40 euro già distribuiti a titolo di acconto lo scorso settembre. I restanti 0,40 euro andranno in pagamento il prossimo 23 maggio, con stacco della cedola il 21 maggio.
Attraverso questa cedola Cassa Depositi e Prestiti, che detiene il 25,76% del capitale, percepirà quasi 750 milioni di euro, mentre il Ministero del Tesoro, che invece ha una quota del 4,34 per cento, riceverà circa 126 milioni.
Nel corso della riunione sono poi emersi alcuni spunti dalle domande degli azionisti, a cui ha risposto il Ceo del gruppo Claudio Descalzi.
In merito ai recenti sviluppi geopolitici riguardanti l’Iran, è stato confermato che il gruppo lo scorso anno ha completato la riscossione di tutti i crediti e non sta programmando alcun investimento nel paese. L’unico rapporto con Teheran riguarda infatti un contratto per l’acquisto di greggio per 2 milioni di barili al mese, che scadrà a fine 2018.
In merito alla generazione di cassa, il flusso operativo di 13 miliardi nel 2021, previsto dal piano e calcolato con il petrolio a 60 dollari, potrebbe raggiungere i 15 miliardi assumendo il prezzo del greggio a 70 dollari.
Riguardo al programma di buy back, Descalzi ha affermato che potrebbe diventare un’opzione solo al raggiungimento di un leverage inferiore al 20%.
Eni ha infine reiterato la propria fiducia in Saipem, dalla quale non intende uscire.