UniCredit ha registrato nei primi tre mesi del 2018 un utile netto di 1.112 milioni, con una crescita del 22% rispetto al periodo di confronto, grazie alle buone dinamiche commerciali e al deciso contenimento dei costi, incluso quello del rischio. Il margine di intermediazione è stato pari a 5.114 milioni, in linea con l’anno precedente.
Il gruppo UniCredit ha archiviato i primi tre mesi del 2018 con risultati decisamente positivi, che attestano l’efficacia del piano “Transform 2019” e lo stringente controllo sulla sua execution.
“I risultati del primo trimestre 2018 di UniCredit, il miglior primo trimestre in più di un decennio, sono stati guidati da una forte dinamica commerciale in tutto il gruppo, sostenuta da una rinnovata e positiva attenzione nei confronti del cliente, che si è tradotta in quasi mezzo milione lordo di nuovi clienti” ha commentato Jean Pierre Mustier, amministratore delegato di UniCredit.
Nei tre mesi in esame è proseguita l’azione di de-risking con la conclusione dell’operazione Fino, dopo la riduzione della partecipazione UniCredit al di sotto del 20%, mentre le esposizioni deteriorate lorde sono calate di 3,7 miliardi a 44,6 miliardi. Il Cet1 ratio fully loaded si è attestato al 13,06% e per fine anno 2018 è atteso tra il 12,3% e il 12,6 per cento. Valori solidi che hanno permesso all’Ad di pianificare l’anticipazione del rundown del portafoglio non core al 2021 dal 2025.
Oltre al miglioramento della qualità dell’attivo, è proseguita l’azione di contenimento dei costi con la chiusura di 50 filiali che hanno portato a 732 il totale delle chiusure, pari al 78% di quanto pianificato per il 2019, mentre la riduzione del personale ha raggiunto il 75% dell’obiettivo di fine periodo. Inoltre, il peso dei costi del corporate center si è mantenuto al 3,4% contro il 5,1% di prima che fosse avviato il piano.
Dal punto di vista commerciale, la strategia ha puntato sul lancio di nuovi prodotti e di servizi ad alta digitalizzazione. Dal punto di vista del lending, è proseguita la politica selettiva che basa la crescita su uno sviluppo redditizio e non inseguendo la competizione sugli spread.
“La Core Bank ha realizzato una solida performance con un utile netto di 1,2 miliardi e un RoTE del 10,4%, in rialzo di 1,1 punti percentuali su base annua. Il rapporto tra crediti deteriorati lordi e il totale crediti della Core Bank è pari al 4,7%, in miglioramento di 0,9 punti percentuali su base annua. Grazie alla nostra solida posizione patrimoniale, abbiamo intrapreso ulteriori decisive azioni per accelerare il rundown del portafoglio Non Core al 2021. Ciò avverrà attraverso una combinazione di cessioni e svalutazioni” ha osservato Mustier, concludendo che “tutti gli obiettivi di “Transform 2019” sono confermati e continuiamo la rigorosa implementazione del piano, lavorando insieme con tutta la squadra per fare di UniCredit una banca paneuropea vincente.”
Nella tabella seguente riportiamo i conti economici trimestrali del gruppo UniCredit.
Il margine di intermediazione è rimasto pressoché invariato a 5.114 milioni (-0,7% annuo), un livello che permette la conferma del target di 20,1 milioni per tutto il 2018.
Il margine di interesse ha tenuto a 2.636 milioni (-0,9% rispetto al periodo di confronto), principalmente grazie al minore costo del funding e alle dinamiche positive dei volumi dei prestiti che hanno controbilanciato l’impatto negativo di giorni e cambi e il beneficio derivante dal Tltro.
Le commissioni sono cresciute del 2,8% a 1.750 milioni rispetto ai primi tre mesi del 2017, con un contributo delle commissioni da servizi di investimento di 730 milioni (+2,3% annuo) grazie alle maggiori commissioni di gestione generate dalla raccolta gestita (+12,5% rispetto al periodo di confronto), delle fee da servizi di finanziamento di 428 milioni (in calo del 4,4% rispetto ai primi tre mesi del 2017 principalmente a causa della riduzione delle commissioni da disponibilità fondi e delle garanzie del Commercial Banking Italy) e di quelle da servizi transazionali per 592 milioni (+9,3% annuo), sostenute dai servizi di conto corrente (+15,5% rispetto al periodo gennaio-marzo 2017).
I ricavi da attività di negoziazione sono risultati pari a 478 milioni, in diminuzione del 19% rispetto al primo trimestre 2017. Nel primo trimestre 2018 la quota dell’operatività di negoziazione da clientela è stata pari all’82%, con un effetto stabilizzante.
In crescita gli altri ricavi a 250 milioni (+26,9% annuo) grazie anche al buon apporto dei dividendi con il contributo di Yapi Kredi salito del 29,7% a cambi costanti rispetto al periodo di confronto, grazie alla forte performance commerciale dei ricavi e al calo delle rettifiche su crediti. Gli altri dividendi sono cresciuti del 13,5% rispetto ai primi tre mesi del 2017 a 90 milioni, grazie alle joint venture assicurative in Italia.
Il totale dei costi operativi è sceso del 5,1% annuo a 2.738 milioni, grazie sia a riduzioni del costo del personale sia degli altri costi operativi. Il costo del personale è diminuito del 6,9% a 1.634 milioni rispetto al periodo di confronto, trainato da calo dei dipendenti. Le altre spese operative sono scese del 2,4% a 1.104 milioni rispetto al primo trimestre 2017, grazie alle minori spese immobiliari e di consulenza.
Il rapporto costi/ricavi si è così ridotto al 53,5% (-2,5 punti percentuali a/a), mentre il target per l’intero 2018 è confermato al di sotto del 55 per cento. I costi totali attesi per 2018 e per il 2019 sono confermati rispettivamente a 11 miliardi e 10,6 miliardi.
Tali dinamiche hanno portato ad un miglioramento del risultato lordo di gestione del 4,9% a 2.376 milioni rispetto al primo trimestre 2017.
Netta frenata per le rettifiche sui crediti, scese del 35,2% annuo a 496 milioni. Il costo del rischio trimestrale, stagionalmente ridotto, è risultato pari a 45 punti base (-25 pb a/a). Il target di questo indicatore per tutto il 2018 è confermato a 68 pb, di cui 15 pb attribuibili ai modelli, attesi per la maggior parte nel secondo semestre 2018.
Il margine operativo netto è così aumentato del 25,5% a 1.880 milioni rispetto al periodo di confronto.
Gli altri accantonamenti e poste straordinarie si sono fissati a 491 milioni (+10,6%) e includono oneri per il rischio sistemico pari a 465 milioni, in quanto più della metà degli oneri per il rischio sistemico annuali sono stati registrati nel primo trimestre.
Le imposte sul reddito sono state pari a 221 milioni. L’aliquota fiscale è diminuita al 15,9% in funzione delle variazioni del mix geografico degli utili e degli impatti derivanti da Ifrs 9 Fta ed è prevista attorno al 20 per cento.
La voce Ppa rettifiche avviamenti e attività in dismissione è passata da essere positiva per 161 milioni, includendo l’effetto netto positivo delle cessioni di Bank Pekao e di Pioneer (pari a 93 milioni), a negativa per 1 milione.
L’utile netto è così balzato a 1.112 milioni, con una crescita del 22,6% rispetto al primo trimestre 2017.
Nella tabella seguente riportiamo lo stato patrimoniale del gruppo.
I crediti verso la clientela hanno raggiunto i 441,7 miliardi (+0,7% dal 31 dicembre 2017).
La raccolta da clientela è leggermente scesa a 456,9 miliardi (-1,3% rispetto a fine 2017).
La raccolta gestita (AuM) ha raggiunto i 217 miliardi, in crescita di 13,9 miliardi rispetto al periodo di confronto, sostenuta da positive dinamiche commerciali, soprattutto nel Commercial Banking Italy, a fronte di un calo della raccolta amministrata (AuC) scesa a 196,7 miliardi (-7,2% annuo).
Il Cet1 fully loaded è pari al 13,06% e per fine anno 2018 è previsto tra il 12,3% e il 12,6%, mentre il target di Cet1 fully loaded è confermato al di sopra del 12,5% per il 2019.