Astaldi – Il de-risking pesa sui margini nel 1° trimestre 2018

Astaldi ha archiviato i primi tre mesi del 2018 con ricavi in calo, che scontano principalmente l’effetto della conclusione di alcuni importanti lavori e l’impatto negativo delle valute. La dinamica si è riflessa sulla redditività lorda, che però a livello “core” ha mostrato un miglioramento, e netta, con la relativa marginalità in flessione per effetto della strategia di de-risking. La bottom line ha riportato così un calo dell’utile a 17,3 milioni. A livello patrimoniale, cresce l’indebitamento finanziario netto in funzione della stagionalità. Infine, indicati i target per il 2018.

Nel primo trimestre del 2018 il gruppo Astaldi ha riportato risultati in calo ma in linea con le attese e gli obiettivi di fine anno, nonostante il peso, a livello di ricavi, del progressivo completamento di alcuni progetti rilevanti e, a livello di margini, del mancato apporto dei risultati della Concessionaria (SPV) del Terzo Ponte sul Bosforo, riclassificata come attività destinata alla vendita.

Il buon andamento commerciale è infatti evidenziato da nuovi ordini nel trimestre per 646 milioni, che vanno a contribuire ad un backlog che ammonta a 17,6 miliardi, di cui il 72% relativo ad attività industriali (Costruzioni e O&M) e il 28% a Concessioni. A livello geografico, il 66% deriva da ordini all’estero e il 34% da attività in Italia.

Il soft backlog ammonta invece a 7,2 miliardi, inclusi 631 milioni di ordini acquisiti da inizio aprile ad oggi, per un portafoglio ordini complessivo pari a circa 25 miliardi.

Come accennato in precedenza, rispetto al pari periodo dell’anno precedente, il fatturato consolidato è diminuito del 7,8% a 604 milioni, di cui il 95% generato da ricavi operativi (573,6 milioni). Oltre al già citato completamento di alcuni progetti, che dovrebbe essere controbilanciato dall’avvio di alcune commesse nel corso dell’anno, pesa anche l’impatto negativo del cambio euro/dollaro (circa 20 milioni).

A livello geografico, l’estero ha generato il 69,3% dei ricavi operativi, evidenziando però una riduzione del 19,3% a 398 milioni legata soprattutto alla contrazione in Africa (-48%), che sconta il progressivo completamento della Linea Ferroviaria Saida-Moulay Slissen, e in America (-22%), dove pesa il minore apporto del Canada. In crescita invece il fatturato in Italia, che evidenzia un +45,5% a 176 milioni grazie all’avanzamento di lavori di costruzione e ai contratti O&M attivi nel comparto sanitario.

A livello di singoli business, in progresso l’Operation & Manteinance a 27 milioni, mentre le Costruzioni cedono il 10,5% a 547 milioni per effetto del calo del segmento Impianti Idraulici e di Produzione Energetica.

Per quanto riguarda la gestione operativa, l’Ebitda è diminuito del 12,2% a 74,7 milioni, con un’incidenza sul fatturato del 12,4% (-70 basis point), mentre l’Ebit ha riportato una riduzione del 10,4% a 65,2 milioni, con un ros al 10,8% (-40 basis point).

Il calo della marginalità è coerente con il mix di attività e la strategia di de-risking, mentre la riduzione della redditività è legata al citato mancato apporto del Terzo Ponte sul Bosforo.

Se infatti si osserva il dato sulla redditività core, ovvero depurata delle quote di utili o perdite da joint venture e collegare, l’Ebitda core evidenzia una crescita dell’8% a 62,5 milioni, con margine al 10,4% (+150 basis point).

Le dinamiche sopra descritte si sono dunque tradotte, nella bottom line, in un calo dell’utile netto del 31,1% a 17,3 milioni.

A livello patrimoniale, l’indebitamento finanziario netto, rispetto allo scorso 31 dicembre, è aumentato di 402 milioni a 1.669 milioni, per effetto della normale stagionalità del capitale circolante e di investimenti per 37 milioni.

Infine, all’interno del piano industriale, è stata diffusa la guidance per il 2018, che individua come target ricavi superiori a 3,3 miliardi (3,1 nel 2017), Ebitda maggiore di 350 milioni (370 nel 2017), Ebit oltre i 280 milioni (312 adjusted nel 2017) e indebitamento finanziario netto pari a 800-900 milioni.