Dopo un avvio flat il Ftse Mib perde terreno e intorno alle 12:00 è in calo dell’1,1%, appesantito soprattutto dalle banche. Poco mossi, invece, gli altri listini europei che oscillano intorno alla parità.
Piazza Affari sconta ancora le incertezze legate al governo in corso di formazione, che mettono nuovamente sotto pressione il Btp. Il rendimento del governativo decennale italiano risale al 2,18% ampliando lo spread con il Bund di 10 punti base a 156 punti.
Fra i punti salienti del contratto tra Lega e 5 stelle, la linea dura nei confronti dell’Europa in tema di ridiscussione dei trattati e politiche sul deficit, la proposta di una dual tax con aliquote al 15 e al 20% e il reddito di cittadinanza.
In una giornata priva di spunti macroeconomici significativi il cambio euro/dollaro continua a risentire della questione italiana e scende sotto la soglia di 1,18, mentre il dollaro/yen rimane ben intonato a quota 110,9, con il biglietto verde sostenuto dal rendimento del Treasury stabilmente in area 3,1 per cento.
Fra le materie prime i futures sul petrolio restano in prossimità dei massimi da novembre 2014 toccati ieri, con Wti e Brent rispettivamente a 71,7 e 79,7 dollari al barile. In frazionale ribasso l’oro a 1.287 dollari l’oncia.
Tornando a Piazza Affari, le vendite investono il comparto bancario, con BANCO BPM (-4,8%), UBI (-4,5%), BPER (-4,3%), UNICREDIT (-2,3%) e INTESA (-1,7%) tra le peggiori. Intanto, potrebbe essere a rischio il rinnovo della garanzia pubblica (Gacs) sulle cartolarizzazioni degli Npl, in scadenza il prossimo 6 settembre.
Sottotono anche le utilities, mentre viaggiano in controtendenza MONCLER (+0,9%) e CNH (+1%), quest’ultima grazie anche all’avvio di copertura con rating “buy” di Kepler Cheuvreux.
Debole TELECOM ITALIA (-1,2%) dopo le preoccupazioni espresse da Vivendi sulla governance che potrebbero portare alla convocazione di una nuova assemblea per riorganizzare il Cda.